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sabato, Aprile 20, 2024
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Camorra dell’area est, rinvio a giudizio per capi e ras del clan Luongo

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Hanno ottenuto di essere giudicati con il rito abbreviato. Anche così però rischiano pene severe. Sono gli oltre venticinque affiliati al clan Luongo di San Giorgio a Cremano, quello che da ‘costola’ dei Mazzarella-D’Amico è poi riuscito a divenire gruppo a sè stante. Grazie alla ferocia e alla strategia della tensione di Umberto Luongo, l’Uomo nero, colui che ingaggiò una guerra a suon di stese e bombe contro i Rinaldi. Il prossimo mese dunque inizierà il processo contro i componenti del gruppo che risponde a vario titolo di estorsione, associazione per delinquere di stampo mafioso e spaccio. Alla sbarra oltre a Luongo, sua moglie Tania Visione, Ciro Rosario Terracciano (indicato come il killer di Luigi Mignano cognato di Ciro Rinaldi), Danilo Troia, Demetrio Sartori, Mirko Nappo, Giovanni Terracciano, Enza Uliano, Giuseppe Sparano, Assunta Uliano, Mario Uliano, Christian Lubrano Lavadera, Massimo De Luca, Antonio Rho, Giovanni Formisano Antonio Bonavolta.

Le piazze di spaccio dei Luongo

Erano cinque le maggiori piazze di spaccio del clan Luongo. Cinque punti vendita attraverso cui il gruppo, capeggiato da Umberto Luongo, aveva ottenuto il monopolio della vendita di droga in città spodestando i vecchi appartenenti al clan Troia e mettendo nel mirino la vicina Portici dove era in corso una guerra per il controllo del territorio, guerra caratterizzata anche da omicidi eccellenti (leggi qui). E’ questo il particolare che emerge dalle oltre 750 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che raggiunse 34 persone. Tra essi capi e gregari del gruppo che, da semplice ‘costola’ dei Mazzarella-D’Amico, aveva acquisito sempre più autonomia.

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Cinque ‘punti vendita’

Dalla lettura delle carte emergono i vari punti in cui la cosca aveva impiantato i propri ‘droga market’. Punti vendita scoperti e smantellati dalle forze dell’ordine. Il primo era quello sito in via San Martino da Carlo Terracciano insieme alla moglie Anna Uliano e al figlio Giovanni Terracciano. Vi era poi la piazza di spaccio di Michele Esposito tra via Manzoni e via Buongiovanni San Giorgio a Cremano e quella di Giuseppe Sparano, nipote di Umberto Luongo che, telefonicamente, prendeva accordi con i clienti per incontrarsi al confine tra San Giorgio e Ponticelli nei pressi di una nota caffetteria. Le altre piazze erano quelle di Massimo De Luca, in via Dalbono all’incrocio con via Galante e quella di via Mario Zinno gestita da Antonio Rho.

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