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Cava de’ Tirreni vieta il circo con animali, il sindaco firma l’ordinanza

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Cava de’ Tirreni, ha preso una netta posizione contro l’utilizzo di animali al circo. Il sindaco Vincenzo Servalli, infatti, ha firmato un’ordinanza che vieta su tutto il territorio comunale l’allestimento di eventi che prevedano l’impiego di animali.

Il divieto riguarda qualsiasi tipo di animale, senza distinzione di razza, specie o tipologia. Un provvedimento che va ad anticipare una normativa nazionale ancora in via di definizione, la quale prevede il graduale superamento dell’utilizzo degli animali nei circhi e nelle attività di spettacolo.

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Con questa ordinanza, il sindaco dimostra di voler fare da apripista per un cambiamento che risponde a una crescente sensibilità nei confronti del benessere animale, in linea con un panorama più ampio che coinvolge numerose città italiane. Una scelta che nasce dal desiderio di proteggere gli animali dallo sfruttamento e da condizioni di vita che troppo spesso risultano incompatibili con il loro benessere.

Cava de’ Tirreni, il provvedimento del sindaco: no al circo con gli animali  

Il divieto deciso dal sindaco Servalli si fonda su motivazioni etiche, sanitarie ed ecologiche.

Gli spettacoli circensi che impiegano animali sono infatti spesso caratterizzati da situazioni di vita estremamente critiche i coinvolti.

Gli spazi in cui gli animali sono costretti a vivere sono spesso ridotti, e l’ammaestramento risulta distruttivo fisicamente e psicologicamente. Queste situazioni non solo ledono il diritto fondamentale degli animali alla libertà e al rispetto della propria natura, ma li espongono anche a sofferenze che sono difficili da ignorare.

Con l’adozione di questo provvedimento, Vincenzo Servalli lancia un messaggio forte e chiaro: il futuro della cultura e dell’intrattenimento non deve passare attraverso lo sfruttamento degli esseri viventi, ma piuttosto attraverso forme che siano sostenibili, rispettose e in grado di educare il pubblico alla consapevolezza e al rispetto.

L’obiettivo è quello di abbandonare un modello di intrattenimento ormai superato e che, soprattutto negli ultimi anni, sta perdendo sempre più consenso sia tra il pubblico che tra gli addetti ai lavori.

 

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