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giovedì, Maggio 9, 2024
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“Chiedo scusa posso uccidere Beatrice?”. Al teatro Sancarluccio di Napoli il nuovo spettacolo di Giuseppe Salvati

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Sabato 25 marzo alle 21 presso il Nuovo Teatro Sancarluccio verrà presentato lo spettacolo ideato dal regista Giuseppe Salvati intitolato: ‘Chiedo scusa posso uccidere Beatrice?’. A muovere il flusso di emozioni saranno lo stesso regista e l’attore Francesco Maria De Nicola. Altre direzioni afferenti all’organizzazione dello spettacolo riguardano l’Audio e Video Editing che saranno diretti da Annarita Musto, il trucco da Liliana Esposito, la grafica da Anny. Il tutto sotto il coordinamento di Giovanna Salvati.

‘Chiedo scusa posso uccidere Beatrice?’

Dopo grandi esordi e successi conquistati grazie a diversi spettacoli, tra cui ricordiamo ‘Soliloqui di un folle’, Giuseppe Salvati torna in scena con: ‘Chiedo scusa posso uccidere Beatrice?’. Questo è il titolo della rappresentazioneche si terrà al teatro Sancarluccio di Napoli il 25 marzo. Lo spettacolo, diretto e scritto dall’attore e regista teatrale, contiene nella sua totalità rappresentativa un’infinità di sfaccettature simboliche e al tempo stesso tangibili. La questione del divario di un’anima induce i personaggi a voler sviscerare dalla loro condizione emblematica una risoluzione ad un’irrimediabile biforcazione. Il bene e il male si alternano e si celano l’uno nell’altro costantemente seguiti dall’intenzione razionale di volerle equilibrare. Una sfida che indurrà a riflessioni continue e ad una conclusione particolare.

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Quali sono i significati essenziali che si possono evincere nello spettacolo?

Giuseppe Salvati: “Potremo concepire alcune delle tematiche essenziali ponendo attenzione sulla scelta delle parole costituenti il titolo. La denominazione che ho scelto di correlare alla rappresentazione è: ‘Chiedo scusa posso uccidere Beatrice?’. Da ciò si evince il possibile sviluppo dell’animo umano. Ho trattato il tema dell’odio, della delusione, dell’inganno che vince sulla ragione e che talvolta rende il mondo un disincanto. Ho scritto questo testo anni fa ma l’ho tenuto nel cassetto per un po’ di tempo. Avevo qualche dubbio su come mettere in scena un testo così denso di emozioni. Soprattutto perché tali sensazioni sono il riflesso di un mio passato di alti e bassi. Eppure nonostante il fatto che alcuni eventi della mia vita mi abbiano spinto alla composizione del testo non mi piace parlare di me. Quello che faccio in ogni sceneggiatura che scrivo è rendere comune la condizione dell’essere umano”.    

Quale valenza hanno le parole nel titolo scelto?

Giuseppe Salvati: “Ciò che può essere estratto da questo titolo deve seguire una lettura in codice. L’intero titolo deve essere scandito in tre sezioni che sono poi quelle che incidono con folclore sull’intero show. La prima è rappresentata da ‘Chiedo scusa’, la seconda da ‘posso uccidere’, la terza da ‘Beatrice’. Con la prima parte mi riferisco ad una sfera sensitiva che affonda le sue radici nel pentimento e la delusione di sé, con quella intermedia intendo far visualizzare la parte più brusca, crudele e oscura ed infine l’ultima parte che ho voluto indicare con il nome di questa persona: Beatrice, rappresenta l’amore sia nella sua forma più utopica ed essenzialistica che in quella più dolorosa e cruda, la perdita”.

Che rapporto hanno i due attori in scena?

Giuseppe Salvati: Entrambi non sono altro che l’elevazione di due specifiche parti di me stesso. Queste emergono o si placano a seconda dei casi della vita al fine di cedere la porzione di esistenza da vivere all’alter ego che la reclama. Le ramificazioni in questione possono essere concepite essenzialmente come bene e male. Entrambi  sono aggrediti e aggressori, entrambi alla fine si trovano dinnanzi ad una necessaria presa di coscienza, quella di doversi chiedere scusa per aver perso ogni cosa. Lo smarrimento è una mia scelta così come l’accettazione della sconfitta. Ho voluto riferirmi ad alcune delusioni personali e professionali che ho avuto. Ho capito che l’unico modo per lasciar andare questo senso di inadeguatezza è quello di accettare la delusione e di viverla nel modo più autentico possibile anche se fosse crudo e privo di delicatezza. Non a caso anche il registro linguistico che ho scelto, il dialetto, si confà alle percezioni sensitive dei personaggi”.

Cosa crede penserà il pubblico e come una persona potrebbe immedesimarsi nello show?   

Giuseppe Salvati: Credo che il pubblico resti un po’ spiazzato dinnanzi all’evolversi dello spettacolo. Ovviamente ho stabilito un ritmo emotivo ascendente al fine di preparare gli spettatori ai momenti più carichi di significato, al di là di tutto la rappresentazione sarà percepita come autentica ma infondo non ricerco uno specifico prospetto ai miei occhi. Per quanto riguarda l’immedesimazione credo che ogni persona possa visualizzare dentro di sé una radicata duplicità figurante il bene e il male, la luce e il buio concretamente rappresentate dai due personaggi in scena. Credo che ogni individuo viva un inesorabile conflitto tra queste componenti che continuamente tenta di redarguire e bilanciare ma, anche se paradossale, è molto difficile controllare il potere che abbiamo su di noi”. 

Cosa rappresenta per lei questo spettacolo e con quale frase riassumerebbe i simboli principali?

Giuseppe Salvati: Questa è la rappresentazione teatrale a cui tengo di più, qui trasmuto una realtà a tratti personale in una verità comune che avvolge ogni persona. Vedo questo spettacolo come un modo per voltare pagina. Vorrei chiudere finalmente un periodo della mia esistenza contrassegnato da ricorrenti e uggiosi stati d’animo talvolta correlati a relazioni personali conclusesi non nel migliore dei modi. Spero che mettere a nudo la parte più recondita del mio spirito possa essere il trampolino di lancio per una nuova sezione della mia vita. Se potessi utilizzare una frase per riassumere l’intero spettacolo direi che non è altro che un frammento di teatro dell’anima che mette in scena la vera essenza dell’uomo sensibile”. 

Ci saranno appuntamenti futuri?

Giuseppe Salvati: “Certo, farò altri spettacoli, per il momento non ho ancora un idea chiara rispetto la trama e i temi da trattare. Sicuramente mi presterò all’esposizione di messaggi differenti, mi piace variare e mettermi in gioco. Ho intenzione di iniziare un nuovo capitolo della mia vita e desidero che questa ventata d’aria fresca avvolga anche i miei spettacoli”. 

 

 

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