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venerdì, Marzo 29, 2024
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Cimici ‘bonificate’ dal clan a Sant’Antimo, arriva la condanna per i Puca

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Ripuliva gli ambienti da microspie per conto della Procura ed anche per il clan Puca: queste le accuse che portarono nell’ottobre del 2020 i carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna ad eseguire sei ordinanze di custodia cautelare, tra cui un dipendente di una ditta privata di intercettazioni, che stamattina hanno eseguito. Secondo le testimonianze di diversi pentiti tra cui l’ex colonnello del clan, Claudio Lamino, l’esperto, in cambio di “mazzette“, scovava microspie in abitazioni, autovetture e uffici riconducibili alla cosca camorristica, tra Sant’Antimo e i comuni vicini. Oggi sono arrivate le condanne per Carmine Lettieri, Luigi Baldascini, Antimo Di Biase Antimo Puca. Il primo, dipendente della ditta “Area”, fornitrice per la Procura di Napoli di servizi e strumentazione per operazioni di intercettazione telefonica e ambientale e per l’installazione di Gps e telecamere, avrebbe ricevuto secondo il pentito «somme di denaro di importo variabile per commettere atti contrari al suo servizio, consistiti nell’effettuare ciclicamente attività di bonifica presso abitazioni, auto e uffici nella disponibilità di diversi affiliati al clan Puca». Lettieri era stato anche riconosciuto da Rosa Puca secondo cui l’uomo si era recato presso un’abitazione del clan per effettuare una ‘bonifica’ visto i timori del gruppo circa la presenza di microspie.

Le condanne per il tecnico e per i Puca

Lettieri è stato condannato oggi a sei anni e sei mesi. Antimo Puca (difeso dagli avvocati Antonio Gravante e Giuseppe Perfetto) ha rimediato a sei anni e sei mesi a fronte però di una richiesta iniziale di dieci anni e mezzo e con la delimitazione della condotta temporale al 2012 e con l’esclusione della recidiva. Antimo Di Biase è stato condannato a sette anni e otto mesi mentre Baldascini a sei anni. Le indagini, concentrate in un periodo dal novembre 2019 al settembre 2020 svelarono un quadro inquietante: l’esperto, in cambio di “mazzette”, scovava microspie in abitazioni, autovetture e uffici riconducibili alla cosca camorristica, tra Sant’Antimo e i comuni vicini. Uno degli arrestati inoltre avrebbe danneggiato una telecamera di sorveglianza fatta installare dai carabinieri nei pressi dell’abitazione di Pasquale Puca, alias “o’ minorenn”, indiscusso capo dell’omonimo clan, per tenerlo sotto controllo. Nel collegio difensivo anche gli avvocati Giovanni Grillo, Arturo Frojo, Errico Frojo, Giovanni Cerino e Massimo Vetrano.

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