Minacciato e poi avvelenato nel carcere di Poggioreale. E’ quanto rilevato da Ciro Oliva alle forze dell’ordine quando, temendo di essere ucciso dai clan con cui aveva maturato debiti per droga, si consegnò alla giustizia.
I particolari emergono nella recente ordinanza cautelare emessa nei confronti di 10 persone accusate, a vario titolo, dei reati di associazione finalizzata al traffico e detenzione di droga, sequestro di persona e tentata estorsione aggravati dalla finalità di agevolare e finanziare le attività illecite dei clan Mazzarella e De Luca Bossa-Minichini operanti sul territorio di Napoli e nei comuni vesuviani.
A testimonianza della sua volontà di collaborare con la giustizia Oliva si autoaccusò di essere in possesso di droga, che avrebbe dovuto spacciare nel quartiere di Ponticelli e nell’hinterland vesuviano, dando così il via al suo arresto.
“Facendo ritrovare la droga, ho voluto ravvedermi dagli errori del passato, se sarò tradotto in carcere a Poggioreale o Secondigliano temo di poter essere ucciso”. Lo stesso Oliva ha poi raccontato che nei suoi recenti trascorsi in carcere ha rischiato di essere ucciso.
“Riguardo l’ultima mia detenzione a Poggioreale sono stato minacciato nel padiglione Milano da Omissis, episodio che ho denunciato ed a seguito dello stesso venivo collocato nel padiglione protetto, il Torino, qui sono stato oggetto di un tentativo di avvelenamento da parte di una persona mai dentificata. Ingerivo acqua e candeggina che mi fu messa nella bottiglia personale vicina al letto. La cella era aperta e non fu possibile risalire all’autore”.