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Il clan della 167 di Arzano incassava il pizzo dalla ‘piazza’ della mamma di Belgiorno

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Il clan della 167 ha imposto il pizzo anche agli spacciatori che non erano gestiti direttamente dalla loro organizzazione criminale. Questo dettaglio è emerso nell’ultima ordinanza, firmata dal gip Maria Gabriella Iagulli, che ha colpito duramente la malavita di Arzano, leggi l’approfondimento sull’operazione.

Le conversazioni intercettate hanno permesso alla polizia giudiziaria di ricostruire un’estorsione ai danni Concetta Russiello detta a’ cecata: la donna non è coinvolta nell’indagine contro il gruppo della 167. Fondamentale è il ruolo degli arrestati dei fratelli Giuseppe, Anna, Mariano Monfregolo, Luisa Grassini, Antonio Caiazza e Alterio Raffaele.

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LA POSIZIONE DEGLI INDAGATI

Gli affiliati sono accusati per le loro più azioni esecutive nello stesso disegno criminoso ed in tempi diversi, in concorso tra loro, con minaccia, consistita nel far valere la forza intimidatrice del clan della 167 di Arzano. In particolare dicevano a Concetta Russiello, che svolgeva un’attività di spaccio vicino alle piazze del loro clan, in caso di mancato pagamento sarebbe stata costretta ad interrompere la vendita illegale.

Quindi inducevano la donna a versare una quota mensile di 3350 euro, poi ridotta ad 2250 euro. Contestate anche le aggravanti di aver agito in più persone riunite, di aver commesso il delitto ingenerando nella vittima la convinzione di trovarsi dinanzi ad una richiesta proveniente dal clan camorristico fino al mese di aprile 2019.

L’IMPORTANZA DEL GESTO

L’episodio della piazza della cecata è molto significativo perché, oltre a confermare la volontà di controllo assoluto del territorio, fornisce importanti elementi per ricostruire lo stato dei rapporti del gruppo della 167 con il clan degli Amato-Pagano. Infatti gli Scissionisti sono intervenuti per ottenere la riduzione della quota versata dalla donna: Russiello è la madre di Giosuè Belgiorno, uomo del clan Amato-Pagano condannato ad anni 20 di reclusione per l’omicidio di Antonino D’Ando.

IL SISTEMA CASALINGO DEI MONFREGOLO

Dunque Giuseppe Monfregolo aveva adottato un sistema di comunicazione con i familiari basato sull’utilizzo di utenze dedicate da far funzionare solo attraverso messaggi di testo. La captazione degli sms avveniva attraverso la registrazione dei dialoghi fra i presenti all’interno della casa dei Monfregolo, in quanto Mariano si avvaleva dell’ausilio della sorella Anna e della madre Luisa Grassini che leggevano i messaggi arrivati.

Invece Mariano Monfregolo dettava ai familiari il testo degli sms da inviare al fratello Giuseppe. Quindi le conversazioni intercettate consentivano di ricostruire l’estorsione relativa alla percentuale dei ricavi derivanti dalla gestione di una piazza di spaccio di hashish situata nei pressi di piazza Cimmino ad Arzano, gestita da Russiello.

PAGAVA 3300 EURO AL MESE E IL CONFLITTO TRA LE PIAZZE

Dalle conversazioni emerge che Russiello già pagava, da tempo, una quota di euro 3.350 mensili al gruppo della 167 di Arzano. Inoltre Mariano Monfregolo aveva organizzato delle piazze di spaccio in via Zanardelli ed in via Einaudi. L’obiettivo era far arrivare un flusso costante di denaro nelle casse del clan. Dunque lo spaccio del gruppo della 167 disturbava, di fatto, quello di ‘a cecata che aveva ridotto la somma consegnata a titolo estorsivo.

Mariano Monfregolo, come emerge nella conversazione del 29 marzo 2019 circa dieci giorni prima della data dell’intercettazione, aveva inviato Alterio Alterio, detto Vavarone, dalla donna per sollecitare il pagamento, prospettandole anche la chiusura dell’illecita attività. A quel punto la mamma di Belgiorno si rivolgeva agli amici di Melito, chiaro riferimento al clan Amato-Pagano, che mediavano con i Monfregolo per ottenere la riduzione della somma dovuta anche in considerazione dei legami familiari della donna con gli esponenti della criminalità melitese.

I SUMMIT TRA I MONFREGOLO E I ‘SANTI’ DI MELITO’

Dunque vennero organizzati diversi summit tra Mariano Monfregolo e gli ambasciatori di Melito, dopodiché, Mariano riferiva gli esiti al fratello Giuseppe al tempo latitante. Come registrato il 29 marzo nella casa di Arzano, Mariano comunica al fratello che, nel pomeriggio, “quelli di Melito” chiedevano di aiutare Russiello: presente a quell’incontro c’era anche Antonio Caiazza, uomo di fiducia di Monfregolo. Quindi Giuseppe , non senza remore, autorizzava il fratello ad un nuovo incontro con quelli là di Melito per trovare un accordo.

La sera del 30 marzo Mariano Monfregolo, a causa di alcuni impegni che gli impediscono di fermarsi a lungo nella casa dei genitori, incarica la sorella Anna di inviare,
all’orario prestabilito, delle imbasciate al fratello Giuseppe per informarlo che l’incontro
con quelli di Melito per la questione Russiello era avvenuto e che avevano partecipato elementi apicali della criminalità melitese.

LE INTERCETTAZIONI

Mariano Monfregolo: eh… io quando passo me lo dici.. e tu lo sai come fosse un lavoro… se no mo’ questo mi fa stare… mezz’ora… a me mi fa male la testa

Anna Monfregolo: e ..si perciò… per avvisarlo

M.M: devi dire …fallo avvisare… e per il fatto di quell’imbasciata del fatto della cecata…teneva … lunedì.

M.M : riguarda la cecata…devi dire…però …incomprensibile

A.M : ..inc…

M. M: devi dire è andato ha fatto l’imbasciata per il fatto dì chanel..devi dire i santi..quelli stavano tutti quanti là…tutti quanti…

L’ACCORDO RAGGGIUNTO

Il primo aprile del 2019, Mariano Monfregolo, sempre attraverso sms, comunica al fratello di aver raggiunto l’accordo con “quelli di Melito“: Russiello avrebbe dovuto versare 2.250 euro invece di 3350. Giuseppe rimprovera il fratello per aver preso un accordo senza il suo preventivo consenso ma Mariano gli risponde di preferire un incasso ridotto ma certo, piuttosto che rischiare la perdita secca derivante dalla chiusura della piazza.

Mariano spiega al fratello Giuseppe che la riduzione della rata estorsiva era dovuta al fatto che Russiello in precedenza aveva un giro dì affari superiore e vendeva circa 60 “stecche” di hashish al giorno.  Invece, anche a causa delle 2 piazze dei Monfregolo, vendeva solo 15 “stecche” al giorno.

IL PAGAMENTO AVVENUTO

Il 3 aprile all’interno dell’abitazione dei Monfregolo venivano captati dialoghi dai quali si capisce che il pagamento della somma di 2250 euro da parte di ‘a cecata era avvenuto.
Mariano facendo il rendiconto degli incassi mensili, come da richiesta fatta arrivare da Giuseppe tramite sms, riferiva proprio dell’avvenuto pagamento. Dunque alla fine Russiello riusciva ad ottenere la riduzione del pizzo mensile ma continuava a pagare per poter  spacciare. Questo lo dice chiaramente Mariano nella conversazione intercettata con la sorella Anna.

Anna Monfregolo: a cecat tà rat e sord?

Mariano Monfregolo: si come… si

 

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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