E’ stato celebrato, davanti al Gup del tribunale di Napoli, il processo con rito abbreviato a carico di Sasso Giuseppe (o ninnil), De Pompeis Vincenzo (a lupara), Vittorio Parziale (noto come nino d’angelo), Laezza Adriano (o’ mamozio) e d’Auria Luca.
La DDA, dopo aver ricostruito minuziosamente gli ultimi quattro anni di attività criminali poste in essere dal gruppo capeggiato da Sasso e Parziale e dimostrato come, attraverso una lunghissima serie di intercettazioni telefoniche ed ambientale, il gruppo abbia consolidato il proprio primato sul terrirorio afragolese ha invocato le seguenti condanne. Per Parziale 20 anni di reclusione; per Sasso 20 anni di reclusione; per De Pompeis 18 anni di reclusione; per d’Auria 16 anni di reclusione.
Il processo è stato rinviato al 14 settembre dove avranno inizio le discussioni del collegio difensivo, composto tra gli altri dall’avvocato Dario Carmine Procentese, De Rosa Vincenzo, Antonio Girfoglio, Leopoldo Perone.
LA PAURA DELLA GUERRA
I rapporti difficili tra Parziale e Sasso sono tenuti sotto controllo solo grazie al continuo timore di far scoppiare una nuovo guerra ad Afragola, conflitto che avrebbe potuto danneggiare gli affari del clan. Il momento più critico si registrò nel luglio 2022 quando ci fu un summit vicino Cardito al quale parteciperanno i principali esponenti delia criminalità organizzata locale, tra i quali lo stesso Sasso.
Le ricostruzioni evidenziano come gli equilibri si siano definitivamente incrinati determinando una situazione di estremo pericolo di vita per tutti indagati, essendo chiaro, anche grazie alla conclamata disponibilità di armi, come sia stato imminente uno scontro armato tra gli esponenti del gruppo delle Salicelle per conquistare il monopolio esclusivo della attività del clan.
Nell’ordinanza sono confluite anche le indagini dalla Compagnia dei carabinieri di Casoria e della stazione di Afragola che permettono di capire l’evoluzione dei rapporti tra Sasso e Parziale dall’ottobre 2018, “la gestione delle attività di spaccio e …la significativa disponibilità di armi sin da allora e infine di registrare i primi
scontri risalenti al 2019”.
Sul punto si precisa che il soprannome affida al Parziale è “o’
biond” e, altresì, dal compendio probatorio si individuano,
ipoteticamente, n. 3 pistole di detenzione del Parziale.”
LO SCONTRO BARBATO- LUONGO
Tra gli anni 2014 e 2015 il rione Salicelle era diviso in due sotto-gruppi criminali, i Luongo e i Barbato, che continuavano ad operare sotto l’egida del clan Moccia. Il reggente Mariano Barbato, attualmente detenuto, rivolgendosi ai propri sodali affermava in una intercettazione “questa è la lista che mi ha dato lui…”. Chiaro era il riferimento alle direttive ricevute dai senatori con indicarono gli estorti assegnati e la destinazione dei soldi al mantenimento di affiliati liberi e detenuti.
Barbato puntava ad una maggiore autonomia rispetto alle direttive degli storici reggenti del clan Moccia soprattutto in merito al traffico di droga, mentre Luongo era propenso all’incondizionata obbedienza alle regole storiche e ai capi indiscussi. Le tensioni tra i due capi-gruppo portò ad una violenta guerra caratterizzata dalla stagione delle bombe contro i commercianti.