Giuseppe Pietro Maisto è un caso unico in Campania: ha unito il centrodestra e piace molto anche ai moderati del centrosinistra delusi dalla passata amministrazione. Forse anche perché il candidato sindaco di Giugliano si è subito guadagnato la stima dei suoi e di molti suoi potenziali elettori con due annunci: ha posto sul tavolo le proprie dimissioni a tre anni dalla proclamazione nel caso in cui non sarà in grado di imprimere un cambiamento; e, altra cosa non da poco, si è impegnato a rinunciare per intero al proprio stipendio in favore dei ragazzi meritevoli ma che non sono nella condizione economica di proseguire gli studi. Con questi due impegni ha subito stretto un patto con i cittadini che non aspettano altro che si ritorni alla politica vera: le competenze e la dedizione autentica a servizio della città. Maisto è un uomo giovane ma vecchio stile: mai arrogante, cortese (che è la qualità che ha voluto attribuire alla sua idea di rivoluzione), con un bagaglio di esperienze maturate sul campo come consigliere regionale e anche come imprenditore nel campo della sanità. Uno che sa governare risorse e persone per far funzionare tutto a puntino. Colpisce un uomo moderato che parla di rivoluzione.
Perchè cambiare Giugliano in maniera cortese?
Perché è necessario cambiare e per farlo c’è bisogno della partecipazione dei cittadini che devono desiderare il cambiamento e portarlo a compimento assieme a me e alle persone che lavorano a questo progetto. Parlo dei candidati, delle loro famiglie che li sostengono e di quanti credono che sia arrivato il momento di cancellare dal linguaggio dei media la parola “paesone” di periferia riferita a Giugliano. Dobbiamo diventare una città, e una città interessante per gli imprenditori che devono trovare occasioni di sviluppo per loro e opportunità di lavoro per i nostri ragazzi grazie a infrastrutture e sicurezza, al coraggio di mettere in campo i controlli che ci consentono di migliorare la nostra qualità della vita, la vivibilità degli spazi pubblici La risposta giusta potrebbe essere comunità. I cittadini hanno bisogno di essere stimolati. Adottano comportamenti virtuosi quando vedono che chi li promuove dà il buon esempio. Noi vogliamo fare questo: premiare il cittadino che dà il buon esempio prendendosi cura degli spazi pubblici.
Secondo qualcuno lei non sarebbe più espressione di questa comunità perché vive a Napoli.
Sciocchezze. Anche se abito a Napoli da due anni sono fiero di essere giuglianese in tutto e per tutto. Tutti i giorni sono in prima linea sul territorio come imprenditore con le attività di famiglia, che sono radicate sul territorio e che proprio quest’anno tagliano il traguardo dei 40 anni; e oggi con questa nuova impresa politica con dedizione e lealtà partendo dal presupposto di potermi responsabilmente dimettere dopo tre anni in caso di fallimento degli obiettivi prefissati. E soprattutto di farlo rinunciando al mio stipendio per dare la possibilità ai nostri talenti di formarsi per poter restare qui a dare un contributo concreto alla città di Giugliano.
La accusano anche di essere stato più interessato alla politica regionale.
In questi anni ho avuto la possibilità di ampliare lo sguardo e non essere stato mai fermo a Giugliano mi ha consentito di capire cosa serve a questa città per tirarla fuori da quelle logiche e da quella mentalità che la affossano. La amo ma riesco a guardarla con lucidità. Non mi sono mai proposto come sindaco perché non mi sentivo pronto. Ho capito che dovevo farlo quando sedevo al tavolo coi colleghi che arrivavano dalla costiera amalfitana o da altri comuni, spesso anche molto piccoli dell’Alta Irpinia. Loro potevano vantare una fama legata a un prodotto tipico o un festival importante; mentre io ero esponente di una città il cui nome era associato a brutte vicende. È arrivato il momento di darsi da fare per rivoluzionare la nostra idea di città e di trasmetterla anche all’esterno. Solo così passiamo da paesone a città.
Le ho sentito illustrare progetti che già funzionano a Milano, di servizi che funzionano a Praga. Perchè non importare i buoni esempi? Perché andare fuori regione e sospirare di invidia perché i servizi degli altri Comuni funzionano?
Possiamo farlo anche a Giugliano e con costi bassissimi se non addirittura a zero.Cose semplici che alleggeriscono il carico delle incombenze a carico dei cittadini. Anche i nostri ragazzi al rientro dalle vacanze si lamentano delle differenze. Altrove investono meno soldi pubblici e fanno funzionare tutto meglio. Questa è la differenza. Giugliano può esprimere le competenze manageriali per attuare questo cambiamento. Pensiamo in grande!
Perché chi vota a Giugliano dovrebbe credere nel suo cambiamento?
Se vinco non prendo soldi, li do ai giovani. Se fallisco, mi dimetto entro i tre anni. Questi due impegni sono già i primi cambiamenti a cui dovrebbero aderire. Poi, chiaramente dovrebbero sposare dei principi. Vogliono sentire parlare ancora di cose vecchie di 30 anni o vogliono allungare lo sguardo verso il futuro? Vogliono continuare a sognare a occhi aperti o vogliono vedere che diventiamo una città in cui si può vivere, investire, stare sereni, portare i figli piccoli al parco senza paura, mandare all’università i figli più grandi sapendo che dopo possono scegliere di restarci anche a lavorare, che tutti possiamo fare sport per stare bene e in salute e che questa opportunità non è solo delle città più evolute ma anche di Giugliano? Non abbiamo la bacchetta magica, ma ottimizzeremo i fondi al punto da non sprecare soldi nel realizzare le opere, che i controlli saranno severi nell’esecuzione delle stesse, che non promettiamo niente che non possiamo realizzare.
In sintesi, cosa farà?
Desidero che cambi la percezione di Giugliano. Le cose che non ci piacciono non le possiamo cancellare con un colpo di spugna, ma possiamo aumentare subito il numero delle cose positive. Mi chiedono cosa ho in mente per la zona Asi, per la fascia costiera, per il MOG. Parlare di rilancio è doveroso. Ma ci siamo mai chiesti perché i bei programmi del passato non sono mai stati attuati? Perché i controlli non sono stati mai fatti? Io sono convinto che le vecchie amministrazioni abbiano mancato di coraggio. Io questo farò: ce lo voglio mettere. di redazione
E i giovani?
I giovani sono lasciati allo sbaraglio, perdono occasioni importanti perché non ne hanno notizia: prestiti pubblici, opportunità di formazione, borse di studio. I diritti del giovane sono un capitolo importante della mia rivoluzione. Abbiamo il compito di guidare il cambiamento, ma i protagonisti veri sono loro. Alla loro formazione destino la mia indennità di sindaco e a loro uno spazio al Comune per afferrare le possibilità per il loro futuro che arrivano dall’Europa e dalla Regione. E penso ai più piccoli anche per lo sport: ai valori che insegna e ad attività accessibili a tutti
E i campi rom?
Salvini arriva a Napoli e affronta continuamente la questione come se non la conoscessimo. Questa è una questione seria. Fare del populismo negando che la convivenza sia difficile o, invece, aggredire questa questione promettendo che i rom spariranno da Giugliano a chi non ne tollera più la presenza, non è nel mio stile. Anche in questo caso ci vuole coraggio per intervenire con un piano adeguato per dare risposte a loro che siano compatibili anche con le esigenze del nostro territorio. Richiedere un tavolo in prefettura, anche contro i roghi tossici, sarà uno dei nostri primi atti di governo.
E la fascia costiera?
Mi fa piacere questa domanda perché mi dà la possibilità di dire che vogliamo mettere i residenti del litorale nella condizione di sentirsi parte integrante della città. Non più lontani e abbandonati. Desidero che si sentano protagonisti della rivoluzione cortese al pari dei loro concittadini del centro e che agiscano assieme a tutti noi per non vivere più ai margini di quello che vorrei diventasse un unico grande comune capace di trovare le energie giuste per mettere in campo progetto tutto nuovo.
E a proposito di ecoballe, invece?
Le rispondo con un’altra domanda: mi sa dire che fine hanno fatto i 200 milioni di euro promessi per liberare Taverna del Re? Chiederemo conto anche di questo a chi ha fatto propaganda sulla nostra pelle.


