La testa in cera di Emanuele Sibillo sarà esposta nel Museo criminologico di Roma. Come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno il procuratore Giovanni Melillo ha acconsentito al prestito poiché l’oggetto un interesse criminologico.
L’INDAGINE SULL’ALTARINO DEDICATO AD EMANUELE SIBILLO
Lo scorso ottobre la Dda indagò i genitori di Emanuele Sibillo per estorsione, violenza privata e associazione mafiosa in concorso. Quel procedimento nacque dopo le rimozioni dell’altarino e della statua che conteneva le ceneri del baby boss di camorra. Struttura allestita in uno spazio comune nel cortile interno dello stabile dove risiede la famiglia Sibillo. Per gli inquirenti non rappresentava soltanto un modo per ricordare il ragazzo morto ma era un “elemento di identificazione e rafforzamento del gruppo criminale nonché luogo di commissione di reati”.
Il culto del baby boss
Lo scorso 28 aprile l’altarino e la statua vennero rimossi e consegnate alla famiglia l’urna funeraria con le ceneri di Emanuele Sibillo. Era sistemata all’interno di un altare dedicato alla Madonna atto realizzare al civico 26 di via Santissimi Filippo e Giacomo, nel cuore di Napoli, dove risiedono i Sibillo. Contestualmente il blitz coordinato dalla Dda portò all’arresto di 21 presunti appartenenti al gruppo camorristico dei Decumani.
Rimossi, quindi, dall’altare i simboli dedicati al baby boss, ucciso nel 2015 all’età di 19 anni, in un agguato nel cosiddetto “vicolo della morte”, roccaforte della famiglia Buonerba rivale dei Sibillo. Dalla figura di Emanuele Sibillo, conosciuto anche con la sigla “ES17”, ne nacque un deviato culto criminale.
