L’Italia vuole far tornare Raffaele Imperiale dopo l’arresto avvenuto in estate a Dubai. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha consegnato al suo omologo degli Emirati Arabi Uniti, Abdullah Al Nuaimi, la terza richiesta di estradizione, firmata da lei, per Imperiale. Il narcotrafficante della camorra era il numero due dell’elenco dei più ricercati.
Nel bilaterale col ministro arabo, la Guardasigilli ha sollecitato con forza una pronta esecuzione per tutte le richieste di estradizione presentate dall’Italia. Inoltre l’esponente del governo auspica una più proficua collaborazione giudiziaria tra le due nazioni.
A tutela poi dei connazionali che si trovassero coinvolti in procedimenti giudiziari negli Emirati, la ministra Cartabia ha sottoscritto un accordo di cooperazione giudiziaria, per consentire ai condannati di scontare la pena nei rispettivi Paesi di origine.
La latitanza dorata di Raffaele Imperiale, spendeva 400mila euro al mese
Raffaele Imperiale spendeva 400mila euro al mese per condurre la sua latitanza a Dubai. Stile di vita da sceicco condotto fino al 4 agosto scorso lo individuarono le forze dell’ordine. Il 46enne era in fuga dal 2016 e trascorreva la latitanza in una villa sontuosa nella capitale degli Emirati Arabi Uniti. Secondo le autorità italiane Imperiale spendeva cifre folli per mantenere il suo stile di vita sfarzoso.
IMPERIALE E LA PRESENZA AL MATRIMONIO
Nel 2017 proprio una segnalazione della Dea statunitense avrebbe indicato la presenza di Imperiale tra gli invitati al matrimonio del presunto ‘re’ della droga irlandese Daniel Kinahn. Lello Ferrarelle sarebbe stato individuato insieme al boss bosniaco all’hotel Burj Al Arab di Dubai.
Infatti i documenti della DEA inviati alla polizia olandese rivelavano un presunto cartello di super-droga a quattro teste. Ci sarebbe Raffaele Imperiale, Ridouan Taghi, ex criminale più ricercato olandese e ora in prigione, Daniel Kinahan, presunto re della droga irlandese, e Edin Gačanin, narcotrafficante bosniaco. La DEA considera questo uno dei 50 più grandi cartelli della droga al mondo. Si tratterebbe di un monopolio virtuale sulla cocaina peruviana e per il controllo di circa un terzo del commercio di droga in Europa.