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Faida dei morti bruciati a Napoli Nord, la difesa al lavoro per smontare il quadro accusatorio

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E’ durata per oltre 5 ore la discussione della difesa di Pezzella Francesco, rappresentata dagli avvocati Saverio Campana e Giuseppe Tuccillo nel processo che vede coinvolto colui che viene ritenuto il capo del clan operante nei territori di Cardito, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Caivano. Pezzella è stato condannato in primo grado all’ergastolo per essere stato il mandante dell’omicidio di Ambrosio Aniello di Crispano, indicato a sua volta come partecipe dell’omicidio di Mario Pezzella, fratello del boss ucciso nel ristorante 1X2 nel 2005.

Nel giudizio di Appello in corso innanzi la III Sezione della Corte di Assise d’Appello di Napoli si è registrata l’ammissione di responsabilità, quale esecutore materiale dell’omicidio, di Luongo Nicola, coimputato del Pezzella. Nell’ambito dello stesso processo risultano imputati anche Favella Francesco, per l’omicidio dell’imprenditrice Immacolata Capone, e Iazzetta Filippo, imputato per l’omicidio di Pezzella Mario, omicidio che avrebbe determinato, nove anni dopo, l’azione vendicativa del Pezzella Francesco. La difesa ha analizzato nel corso della discussione ogni singolo elemento portato dalla sentenza a sostegno della responsabilità dell’imputato, ripercorrendo i vari momenti che hanno visto gli investigatori impegnati per anni nella ricostruzione di quella che è stata giornalisticamente definita la “faida dei morti bruciati”, sebbene la contestazione riguardi un solo omicidio, quello di Aniello Ambrosio, alias Pisellino.

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La difesa ha duramente contestato l’utilizzabilità delle intercettazioni effettuate nell’immediatezza del fatto a carico dei familiari degli scomparsi – insieme all’Ambrosio, quella sera sparirono anche Montino Vincenzo e Scarpa Ciro- sia sotto il profilo della legittimità delle operazioni di intercettazione che sotto il profilo dell’attendibilità di quanto registrato. La difesa, utilizzando proprio alcuni passaggi dei colloqui intercettati, ha evidenziato come quanto registrato sia stato il frutto di voci correnti sul territorio, di lettere anonime, di valutazioni personali e non certamente di notizie costituenti il patrimonio conoscitivo reale dei congiunti dei deceduti. Ed infatti, secondo la difesa, a prestare fede al contenuto delle intercettazioni, si arriverebbe all’assurda considerazione che i familiari erano a conoscenza di fatti che erano evidentemente ignorati dai soggetti scomparsi. Ulteriore elemento che milita per l’insufficienza ed inadeguatezza delle intercettazioni a restituire un’affidabile ricostruzione dei fatti è dimostrata dal lungo tempo- sei anni- che quelle intercettazioni sono rimaste nei cassetti della Procura. Altro elemento determinante di discussione è l’esistenza della causale vendicativa e camorristica addebitata all’imputato.

La difesa del Pezzella, richiamando provvedimenti giudiziari ormai definitivi, ha sostenuto la sussistenza di un autonomo interesse del gruppo egemone sul territorio, cui il Pezzella era estraneo, ad eliminare Ambrosio ed i suoi amici, che operavano in concorrenza col gruppo delle Salicelle capeggiato dal Luongo. Così come risulta documentalmente provato che il Pezzella venne a sapere del coinvolgimento dell’Ambrosio nell’omicidio del fratello un mese dopo che l’Ambrosio era stato ucciso. Passando poi alla valutazione dell’apporto fornito dai collaboratori di giustizia, la difesa ha passato in rassegna tutte le loro contraddizioni, l’incoerenza del loro narrato con dati certi acquisiti al dibattimento, l’esistenza di motivi di astio e risentimento nei confronti dell’accusato. Certamente la confessione resa dal Luongo di essere l’autore materiale dell’omicidio non fuga i dubbi circa la veridicità di quanto raccontato dai collaboratori di giustizia, non essendo trascurabile l’assoluta mancanza di riscontri di carattere oggettivo.

La difesa, infatti, ha rimarcato come tutti gli accertamenti svolti e diretti a riscontrare le dichiarazioni dei collaboratori si siano rivelati favorevoli all’imputato, poiché nulla è risultato riscontrato in ordine al luogo, partecipanti, modalità e tempi della commissione dell’omicidio di “Pisellino”. L’udienza è stata quindi rinviata al prossimo 20 marzo per la discussione della difesa di Iazzetta Filippo.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiano Il Roma
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