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lunedì, Maggio 6, 2024
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Figlio d’arte, playboy e papà di una bimba: la storia familiare di Messina Denaro

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Matteo Messina Denaro era un cosiddetto figlio d’arte, infatti, era il papà era il vecchio capomafia di Castelvetrano, Ciccio, storico alleato dei corleonesi di Totò Riina, Matteo Messina Denaro era latitante dall’estate del 1993. In una lettera scritta alla fidanzata dell’epoca, Angela, dopo le stragi mafiose di Roma, Milano e Firenze, preannunciò l’inizio della sua vita da Primula Rossa. “Sentirai parlare di me – le scrisse, facendo intendere di essere a conoscenza che di lì a poco il suo nome sarebbe stato associato a gravi fatti di sangue – mi dipingeranno come un diavolo, ma sono tutte falsità“.

LE DONNE DEL LATITANTE

All’inizio fu Andrea, una giovane austriaca che gli aveva fatto perdere la testa. Poi è arrivata Francesca, che a Matteo Messina Denaro ha dato anche una figlia. E tra una storia e l’altra nella vita del padrino ha fatto irruzione Maria che s’è presa anche una condanna per favoreggiamento per averlo ospitato e accompagnato durante la latitanza. La presenza di tante donne traccia già il profilo di un boss “moderno” che, almeno nella vita privata, ha segnato una forte discontinuità con il sistema di valori familiari e sentimentali della mafia tradizionale. Tra tutte le donne che gli sono state attribuite, Maria Mesi è quella che forse ha contato di più nella vita di Messina Denaro.

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Certamente quella che non gli ha fatto mancare appassionate attestazioni di amore insieme con le tenere attenzioni di una compagna premurosa. “Sei la cosa più bella che ci sia” è il messaggio che aveva affidato a uno dei “pizzini”, intercettati dagli investigatori. Maria pensava anche alle innocenti passatempi di Matteo con i videogiochi Nintendo, ancora di prima generazione. Attenzioni che si intrecciavano con le confidenze di due innamorati.

I PENSIERI INTIMI

Dalla corrispondenza saltata fuori in casa di Filippo Guttadauro, cognato e collegamento tra il boss latitante e il suo mondo, sono riaffiorati i pensieri intimi di una coppia per forza di cose clandestina. Maria si firmava e si faceva chiamare Mari oppure Mariella. “Avrei voluto conoscerti fin da piccola e crescere con te, sicuramente te ne avrei combinate di tutti i colori perché da bambina ero un maschiaccio”, gli scriveva. Diventata grande, non ha pensato più alle marachelle. Ha diviso con Diabolik i disagi di un menage con poca intimità ma anche i rari momenti di evasione e le vacanze. Come quella di agosto 1995 in un residence messo a disposizione dal boss Vito Mazzara (il mandante dell’uccisione di Mauro Rostagno) a San Vito Lo Capo, tra la spiaggia sabbiosa, il mare e le escursioni nella suggestiva riserva naturale dello Zingaro.

In questo ambiente, che era quello del suo regno criminale, Matteo Messina Denaro poteva muoversi con temeraria sicurezza perché era circondato da amici e fiancheggiatori fidati. Una sola accortezza a Vincenzo Sinacori, divenuto poi pentito, rimase nella memoria. Il padrino usava chiamare la sua donna con un altro nome, Tecla. Più rischiosa perché affrontata senza alcuna rete protettiva la vacanza in Grecia dell’anno prima, che il boss aveva organizzato sotto il falso nome di Matteo Cracolici e sempre con la compagna.

L’AMORE IN ALBERGO

Prima che Mariella lo conquistasse, la fama di uomo fatale di Diabolik aveva fatto colpo su Andrea Hasleher, giovane austriaca che lavorava in un albergo di Selinunte. Matteo Messina Denaro, non ancora Diabolik ma già in carriera, frequentava l’albergo e la donna che a un certo punto si trasferì in una villa di Triscina affittata dal boss. Il cambio improvviso aveva una spiegazione: di lei si era invaghito il direttore dell’albergo, Nicola Consales, che nel 1991 sarà ucciso a Palermo con due scariche a bruciapelo dopo avere confidato ai suoi collaboratori che presto avrebbe messo alla porta “questi quattro mafiosetti” degli amici di Matteo.

Le cronache di quel tragico amore raccontano che, dopo il delitto, Messina Denaro andò a trovare la sua amica in Austria. E non aggiungono altro perché intanto era nata un’altra storia con Francesca Alagna, sorella del commercialista di fiducia dell’ex patron della Valtur, Carmelo Patti, sospettato di essere un prestanome del padrino.

LA FIGLIA DI MESSINA DENARO

Dalla relazione con Francesca Alagna nel 1996 Messina Denaro ha avuto una figlia Lorenza. Mai conosciuta, ha confidato a un amico, anche se la donna e la ragazza sono state accolte sin dal primo momento a casa della madre del boss a Castelvetrano. Se ne sono andate solo nel 2013. Non è stato mai chiarito se sia stato un atto di ribellione della ragazza o, come appare più probabile, una scelta causata dal fatto che madre e figlia non riuscivano più a vivere in una casa assediata da polizia e carabinieri. Nel 2021 Lorenza ha avuto un bimbo che non si chiama Matteo come il nonno.

L’ULTIMO PADRINO

Messina Denaro era l’ultimo boss mafioso di “prima grandezza” ancora ricercato. Per il suo arresto, negli anni, sono stati impegnati centinaia di uomini delle forze dell’ordine. Oggi la cattura, che ha messo fine alla sua fuga decennale. Una latitanza record come quella dei suoi fedeli alleati Totò Riina, sfuggito alle manette per 23 anni, e Bernando Provenzano, riuscito a evitare la galera per 38 anni.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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