Toccanti le parole di Padre Calogero, priore dei francescani: «Ci si sente inadeguati di fronte alla tragedia di un giovane e di un amico per quanti abbiano avuto nel corso della sua breve vita un qualunque tipo di relazione. Nicola è vittima di una società molte volte distratta verso le aspettative dei giovani, silente e opportunista, che segue la logica del produrre e dell’apparire. Tutti siamo vittime e artefici di un sistema che non è immutabile ma che può cambiare se ognuno di noi si impegna, se davanti a tragedie come queste ci chiediamo non chi vogliamo apparire ma chi vogliamo essere. Puntiamo a vivere sulla sostanza e non sull’apparenza, non sull’effimero. Possa il signor di premiarlo e tenerlo accanto a sé e a noi dare la consolazione nel continuare il nostro cammino nel suo ricordo e in ogni circostanza e in ogni evento della nostra vita».
I genitori, affranti, hanno detto: «Cerchiamo di non trasmettere la stanchezza della nostra vita di adulti, la vita è un dono meraviglioso. Vince il più leggero. Nico si sentiva diverso, cercava di non omologarsi. La sua purezza gli donava un’energia che coinvolgeva chiunque lo circondava. Questo era Nico».