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I nuovi equilibri nel Clan Mallardo, sono deflagrati tutti i sottogruppi: a comandare è solo la fazione ‘Selcione’

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C ’era una volta il clan Mallardo, intesa come cosca formata da sottogruppi che comandavano nel loro territorio di appartenenza. Quel tipo di organizzazione è scomparsa, anzi come scrivono gli inquirenti è deflagrata sotto i colpi delle inchieste giudiziarie. A comandare ora è rimasta solo la fazione del ‘Selcione’. Il nome trae origine dalla zona di Giugliano, tra corso Campano e via Literno, dove c’è la presenza di una grossa pietra che è diventata il simbolo/riferimento di quel luogo e dell’intera città. Luogo adiacente alle abitazioni della famigerata famiglia Maliardo e di altri elementi di spicco dell’omonimo clan camorristisco, trasformata nella principale roccaforte del clan camorristico. Gli altri sottogruppi di San Nicola (capeggiato da Feliciano Mallardo e diretto da Francesco Napolitano e da Giuliano Amicone), via Cumana (capeggiato da Raffaele Mallardo schicchirocco) e Varcaturo-Lago Patria (diretto da Vincenzo D’Alterio e Giuseppe Ciccarelli) infatti, sono stati praticamente azzerati e chi ne faceva parte si è riunito sotto il gruppo del Selcione (diretto da Giuseppe dell’Aquila, Patrizio Picardi e Domenico Pirozzi). Gli inquirenti scrivono: “I sottogruppi risulteranno ormai solo nella storia criminale del clan che di fatto si è riunito sotto una unica fazione, quella del Selcione, la cui base operativa è pero localizzata, per meglio sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine nella fascia costiera di Giugliano”. L’informativa che delinea la nuova organizzazione criminale nel territorio giuglianese è risalente al periodo della fine della faida interna contro il ‘gruppo delle Palazzine’ guidato da Gennaro Catuogno e Aniello Di Biase.

Da quel momento in poi gli affiliati del clan Mallardo ripresero ancor di più il controllo del territorio, mettendo nel mirino soprattutto commercianti ed imprenditori. Gli ultimi arresti per estorsione effettuati dalle forze dell’ordine nei confonti di esponenti del clan Mallardo indicano la zona del Selcione quella dove le vittime devono recarsi per pagare la quota alla camorra. L’importo del “pizzo” veniva pattuito di volta in volta, considerando il valore complessivo dell’opera edile. Clan Mallardo, dopo le scarcerazioni eccellenti si ricompone la ‘vecchia guardia’. La valanga di scarcerazioni negli ultimi mesi hanno consentito al clan Mallardo di tornare a compattarsi intorno alla vecchia guardia. In cella al 41 bis i capi boss Francesco e Ciccio Mallardo, il clan ora è in mano ai reggenti che hanno lasciato il carcere. L’ultimo ras a tornare in libertà è stato Giuliano Amicone. L’uomo, già sottoposto alla sorveglianza speciale, fu arrestato perchè doveva scontare una pena di 8 anni di reclusione. Le accuse erano di estorsione aggravate dal metodo e dalle finalità mafiose commesse ai danni di imprenditori edili della zona. Il boss era in carcere dal dicembre 2017, quando fu arrestato dopo poche settimane dalla scarcerazione ottenuta per problemi di salute.

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Ma in seguito ad una visita di controllo operata da un medico incaricato dalla direzione distrettuale antimafia venne accertato che le sue condizioni di salute erano compatibili con la carcerazione in istituto di pena e dunque fu portato in cella. Ha lasciato recentemente il carcere anche Francesco Napolitano, reggente e pezzo da novanta del clan Mallardo. Dopo l’annullamento dell’ergastolo per lui e Michele Olimpio, Napolitano è uscito dalla cella. E’ sottoposto al divieto di dimora in Campania. Michele Olimpio è recluso nel carcere a Bari. Patrizio Picardi, ras del clan Mallardo, è sottoposto alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel Comune di Minturno, emesso in data 12 marzo 2024 dal Tribunale di Napoli – Sezione Misure di Prevenzione.

Il 59enne è ritenuto pericoloso in quanto “soggetto che vive abitualmente con i proventi di attività delittuosa e dedito alla commissione di reati che pongono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica”. L’uomo dovrà ora ottemperare ad una serie di prescrizioni, tra le quali il divieto di frequentare altre persone gravate da precedenti penali, divieto di uscire nelle ore notturne, divieto di detenere armi, divieto di allontanamento dal centro cittadino dove domicilia, per la durata di 3 anni e 6 mesi. Si trovano fuori dal carcere anche altri 3 esponenti di grande spicco della mala giuglianese: Marino Sessa, Vincenzo Strino e Biagio Micillo. Sessa, 50enne giuglianese, era detenuto nel carcere di Lanciano in espiazione di un cumulo di pene di 7 anni e 4 mesi composto dalla pena di 6 anni di reclusione per associazione mafiosa ex art. 416 bis del codice penale e di 1 anno e 4 mesi per ricettazione. Vincenzo Strino ha avuto gli arresti domiciliari. Un anno di casa lavoro per Biagio Micillo, uno dei reggenti del clan Mallardo. Questa la decisione presa dal Magistrato di Sorveglianza del tribunale di Napoli, Dott.ssa Francesca Pandolfi, in seguito alla valutazione sulla pericolosità sociale di Micillo. Lo scorso 2 settembre era infatti scaduta la misura di sicurezza della libertà vigilata per il 68enne, ritenuto dagli inquirenti uno dei ras della cosca dei Carlantonio egemone a Giugliano e Qualiano. La libertà vigilata gli era stata applicata nel 2021 dal magistrato di Sorveglianza de L’Aquila, poi prorogata per altri due anni nel 2022.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiano Il Roma
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