«È mio fratello, voglio un cazzo di casino per Niko Pandetta». Con queste parole il rapper Baby Gang alza il cellulare dal palco della Plaia di Catania, dove l’1 maggio si teneva il One Day Music Festival, e mostra la videochiamata con il “collega” catanese.
Il rapper Baby Gang videochiama Niko Pandetta in carcere durante il concerto, indaga la Procura
I 20mila giovanissimi del pubblico, che vedono sullo schermo dello smartphone un «beniamino di casa», esplodono in grida di visibilio. Esplodono ancora di più quando Baby Gang, al secolo Zaccaria Mouhib, parte a cantare Italiano, canzone prodotta in featuring proprio con Pandetta.
Tutto normale e previsto se non fosse che Niko Pandetta, nipote del boss Salvatore Cappello al 41 bis dal 1993, si trova in carcere a Rosarno dal 2022 per evasione e spaccio. A lui aveva anche dedicato un brano. Ma davanti al giudice, il rapper ha sempre negato ogni tipo di affiliazione mafiosa. Come è possibile, dunque, che il rapper di origini marocchine lo abbia videochiamato? O si trattava semplicemente di un video pre-registrato?
Trovato il cellulare in cella dopo la perquisizione
Nel marasma del festival rap, che da ormai quindici anni anima la Festa dei Lavoratori a Catania, la questione è passata del tutto inosservata. Le forze dell’ordine avrebbero però già aperto un’indagine per tentare di capire se effettivamente il rapper catanese abbia potuto in tutta tranquillità essere videochiamato dal carcere. Una possibilità che, se confermata, potrebbe comportare un «accesso indebito a dispositivi per la comunicazione da parte di soggetti detenuti».
Intanto gli organizzatori del festival hanno già preso le distanze dall’accaduto: «Se Baby Gang ha fatto qualcosa di penalmente rilevante ne risponderà personalmente. Per noi si dovrebbe parlare del valore di un evento da 20.000 persone, il resto non ci interessa». Hanno però aggiunto: «Non chiediamo a chi salirà sul palco cosa succederà perché crediamo nella libertà di espressione. Libertà è la nostra parola chiave».
E da una perquisizione nella cella di Pandetta, la polizia penitenziaria ha trovato e sequestrato un telefonino. Per questo motivo è stato indagato per accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.