E’ Andrea Abbate una delle figure chiavi dell’inchiesta su politica e camorra a Giugliano. Viene ritenuto dagli inquirenti“fiduciario e consigliere del boss Domenico Pirozzi detto Mimì o pesante, reggente del clan Maliardo, mediatore dei rapporti tra il clan ed esponenti della pubblica amministrazione giuglianese, nonché partecipe delle attività estorsive”
I militari del Ros avevano installato un captatore informatico sugli apparati cellulari di Andrea Abbate e del figlio Francesco, imprenditori nel campo delle automobili, ma per gli inquirenti veri e propri colletti bianchi. Diverse le conversazioni tra i due e Mimì ‘o pesante nei 20 mesi in cui è stato libero (ha infatti svolto il ruolo di reggente dal giorno della scarcerazione dalla fine del mese di febbraio 2019 fino al 5 novembre 2020, giorno del suo arresto).
Secondo gli inquirenti Domenico Pirozzi, attraverso Andrea Abbate, interveniva, su richiesta degli interessati, in una serie di controversie tra soggetti in disaccordo tra loro, imponendosi come una sorta di “tribunale sociale”, a cui le persone si rivolgevano in virtù di una riconosciuta autorevolezza.
Dalle indagini è emerso come Andrea Abbate ed il figlio Francesco sarebbero diventati dopo la scarcerazione di Mimi o pesante “due affiliati di assoluto rilievo”.
Pirozzi sapeva che sul suo capo pendeva una condanna definitiva della Cassazione e per questo motivo, sapendo di dover tornare prima o poi in carcere, appena è tornato libero ha organizzato una serie di ripetuti incontri con soggetti affiliati o comunque legati al clan per mettere le cose a posto prima di tornare in galera.
Domenico Pirozzi aveva un atteggiamento molto prudente per evitare indagini nei suoi confronti. Infatti non era in possesso di un telefono cellulare personale ma si serviva della moglie e dei figli, per contattare i soggetti con i quali aveva bisogno di incontrarsi. Inoltre aveva individuato Francesco Abbate, figlio di Andrea, come suo autista e fiduciario in quanto Pirozzi aveva la patente di guida sospesa. Era lui ad occuparsi di convocare i soggetti di volta in volta indicati da Pirozzi e che questi aveva bisogno di incontrare e di fissare incontri tra quest’ultimo ed altri soggetti. Tra i primi ad essere convocati c’era Pasquale Casoria insieme ad altri 3 ex consiglieri comunali della maggioranza di Poziello.
Poi di volta in volta sono stati convocati da Pirozzi, tramite Abbate, di altri politici, imprenditori e affiliati al clan.