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sabato, Giugno 22, 2024
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False residenze al Comune di Villaricca, il gip temeva la fuga negli Emirati Arabi

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Sono sei gli indagati per il giro di false residenze, propedeutiche all’ottenimento della cittadinanza italiana, tra dipendenti comunali e intermediari.

I dipendenti dell’Ufficio di Stato Civile Alessio De Rosa, Alessandro Di Vivo, Antonio Opera dello Stato Civile e l’agente di Polizia Locale Antonio Amato sono accusati di far parte di un’associazione dedita il riconoscimento della residenza nel territorio del Comune
di Villaricca e della cittadinanza italiana stringendo accordi di natura corruttiva con Silmara Fabotti, ritenuta l’ideatrica, ed il suo braccio destro Flavio Alan Yogui.

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Il pubblico ministero aveva chiesto il carcere per tutti i sei indagati accusati di procurare false residenze al fine di consentire a cittadini brasiliani di poter ottenere la cittadinanza italiana. Di diverso avviso è stato, invece, il giudice per le indagini preliminare che ha ritenuto idonea la misura degli arresti domiciliari per i 3 componenti dell’Ufficio di Stato Civile e per l’agente di polizia locale coinvolti nell’inchiesta.

“Le conversazioni intercettate hanno disvelato un quadro desolante, ove pubblici
ufficiali sono venuti meno ai doveri di fedeltà all’interesse pubblico, e non
soddisfatti dello stipendio mensile, hanno tratto profitto – e continuano a farlo
ancora oggi – tradendo e strumentalizzando i doveri di controllo affidati loro,
ponendosi al servizio di Fabotti Silmara e del suo braccio esecutivo Yogui Flavio
Alan.” Scrive il giudice  nelle pagine conclusive dell’ordinanza.

Si sarebbe trattato di un sistema dove vi era una ripartizione dei ruoli con numerose irregolarità riscontrate in pratiche del 2021.
Focus sulla figura di Antonio Amato, definito  “agente della Polizia Municipale corrotto e pronto a porsi contro le direttive del suo comandante pur di persistere nell’attività illecita, chiedendo a Alessandro Di Vivo e Alessio De Rosa di separare dalle altre le pratiche della Fabotti”.  Fari puntati anche sul dipendente comunale Antonio Opera che “arriva in un caso a rilasciare la cittadinanza italiana prima dei controlli, ma si reca sovente presso quello che
avrebbe dovuto essere l’Ufficio, Anagrafe, divenuto nella realtà la sede di una
associazione a delinquere, per. chiedere se vi fosse del lavoro per lui, ovviamente
illecito”.

Nel corso delle intercettazioni emergeva inoltre la volontà del dipendente comunale Alessio De Rosa “di continuare a lavorare nell’interesse dalla Fabotti anche dopo la pensione”.

Il gip spiega inoltre che “De Rosa, Di Vivo e Amato, infatti, siano stati ripresi intenti ad escogitare stratagemmi per porre rimedio alle loro malefatte, pur ostentando una inspiegabile sicumera sull’impossibilità da parte della forze dell’ordine di riuscire a disvelare le irregolarità, dimostrando l’assenza di un barlume di pentimento, o di comprensione del gravissimo danno arrecato all’Ente con il loro agire”.

Alla luce di ciò, il giudice ha ritenuto opportuno limitare la libertà dei dipendenti comunali coinvolti, ponendoli agli arresti domiciliari.

False residenze a Villaricca, il perché del carcere per i sudamericani

Discorso diverso, invece per Silmara Fabotti, ritenuta “ideatrice di una svendita della cittadinanza italiana, servendosi del suo uomo fidato Yogui Flavio’Alan, il quale operava presso l’ufficio anagrafe del Comune di Villaricca a tutti gli effetti come un dipendente, ma perfini esclusivamente personali e illeciti”.

Per i due sudamericani, è stato disposto il carcere perché emersi dalle intercettazioni, numerosi contatti con Paesi esteri, compresi gli Emirati Arabi Uniti’, che avrebbero sfruttato pur di sottarsi al processo”.
In sostanza, misure meno afflittive non avrebbero precluso agli indagati di intraprendere nuovamente l’attività criminosa alla quale si sono dedicati per anni,, traendo da essa lauti
guadagni sicuramente superiori a quelli che le indagini hanno consentito di disvelare.

 

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