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mercoledì, Maggio 8, 2024
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Intervista a Marco Santin (Gialappa’s Band), da ‘Mai dire gol’ a ‘Mai dire noi’: “Non è un’operazione nostalgia. Napoli? Città fantastica”

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Marco Santin insieme a Carlo Taranto e Giorgio Gherarducci è componente della Gialappa’s Band, storico trio inventore di storici programmi quali “Mai Dire Gol’’,Mai dire Banzai’’, “Mai Dire Tv’’, altri “Mai Dire’’ oltre ad aver commentato in radio mondiali, europei e Festival di Sanremo. In quest’intervista a InterNapoli.it Santin parla del libro “Mai Dire noi, tutto quello che non avreste voluto sapere’’ (Mondadori) pubblicato lo scorso 22 novembre in cui si ripercorre un percorso ultratrentennale, dei mondiali in Qatar commentati sul canale “Twich’’ (senza però Carlo Taranto) ma non solo.

Nelle pagine di “Mai dire Noi” ripercorrete tanti episodi della vostra carriera e raccontate di quegli incontri con chi ha dato lustro ai vostri programmi: da Teo Teocoli, ad Aldo Giovanni e Giacomo, da Francesco Paolantoni ad Antonio Albanese passando per Luciana Littizzetto, Fabio De Luigi, Paola Cortellesi. Immagino, però, non sia un’operazione nostalgia

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«Ovviamente non è un’operazione nostalgia, sono 25 anni che ci chiedono un libro e abbiamo sempre detto di no. Ma da un paio anni l’idea ci frullava in testa, ogni tanto se ne parlava ma il progetto era di difficile realizzazione. Poi però è successo che smettendo di fare “Le Iene’’ – ci hanno cacciato nel periodo di Natale dell’anno scorso – la Mondadori ci ha richiesto. Ho vissuto tutto questo come un segno del destino. Inoltre, ero convinto che viste le tante persone che ci seguono sui social fosse per noi una buona operazione di rilancio e infatti in concomitanza con il libro sono venute fuori tante proposte di lavoro. L’interesse che c’è attorno a “Mai dire noi’’ ci dimostra che non ci siamo sbagliati. Come al solito, la casualità ha permesso di fare una cosa intelligente».

Spesso avete detto, scherzando, “nella vita noi Gialappa’s non abbiamo mai lavorato’’. Invece preparare Mai Dire Gol, di cui ovviamente eravate autori, con tutti gli sketch, i filmati credo fosse difficile con una grossa mole di lavoro. Come era il percorso che vi portava poi in onda, arrivavate con l’affanno?

«Qualche volta è capitato di essere arrivati con affanno a fare certe cose. Abbiamo sempre detto che noi non si è mai fatto un “c…’’ perché prendiamo per il “cu…’’ quelli che si definiscono artisti, cantanti, attori. Per me lavorare veramente è farsi un cu… quadrato senza avere soddisfazioni. Sicuramente, soprattutto a me e Giorgio (Gherarducci ndr.), quello che facevamo piaceva molto e quindi senti meno la fatica. Abbiamo conosciuto gente straordinaria e dire che ci ammazzavamo di lavoro ci sembrava fuori luogo. In realtà per fare “Mai Dire Gol’’ lavoravamo 7 giorni alla settimana, ci siamo sempre impegnati molto e ovviamente c’erano delle risposte che dovevamo dare in termini di ascolto: il programma non poteva andare male. Non potevamo fare un programmino giusto per farlo, non potevamo nasconderci. Quando usciva la nostra roba, doveva essere forte».

I giocatori di oggi, rispetto ai tempi di Mai Dire Gol, negli anni ’90, sono difficilmente avvicinabili. Questo vi impedirebbe oggi di rifare la trasmissione o potrebbe accadere riattualizzandola? Forse c’è troppa seriosità? Negli anni 2000 potreste prendere in giro un calciatore come spesso facevate Justin Fashanu (calciatore inglese scomparso nel 1998 e il primo a dichiarare pubblicamente di essere gay)? C’è qualcuno da poter mettere nel mirino?

«Non so se sarebbe possibile rifare Mai Dire Gol, per una serie di ragioni: è cambiata la fruizione televisiva, ci sono molti più stranieri di un tempo nel campionato italiano. All’epoca il programma rappresentava una novità, non l’aveva mai fatto nessuno. Visto il calcio spezzatino di oggi, dove si gioca praticamente sempre, sarebbe complicato. Dall’altra parte, però avendolo già fatto, forse magari non troveremmo tutti arrabbiati ma ci sarebbe un atteggiamento del tipo “purchè’’ se ne parli’’. Su Fashanu in realtà ti sbagli: noi l’adoravamo. Era una cosa che era partita da Peo Pericoli (personaggio di Teo Teocoli a Mai Dire Gol che spesso lo incrociava ndr.). Non saprei indicarti un nuovo “Tizio’’ o un nuovo “Caio’’, le cose non le programmiamo mai prima e forse è questa una delle forze della Gialappa’s Band».

A Napoli in molti fanno il tifo per l’Argentina ovviamente per Diego Armando Maradona. Ora si dibatte molto sull’eccessivo entusiasmo di Lele Adani nel commentare sulla Rai delle partite dell’Albiceleste (non toccherà lui la finale essere in postazione in finale) al mondiale e per le giocate di Messi. Anche lui potrebbe essere una vostra “vittima”?

«Ne abbiamo parlato in onda sul nostro canale “Twich’’ durante il commento di questi mondiali facendo sentire le esultanze di Adani dopo i gol di Messi. Abbiamo detto “dai non esagerare’’, perché personalmente ritengo che Maradona rimanga di un altro pianeta insieme a Johan Cruijff. Loro due, per me, sono i giocatori più incredibili della storia del calcio. Messi sta facendo un grande mondiale ma Daniele Adani ci sta un po’ giocando perché comunque ha trovato un modo per far parlare di sé. Dopo le prime critiche poteva o non dire più nulla oppure esagerare ancora di più: credo abbia scelto la seconda strada e anche noi ci siamo espressi su questa sua scelta. Va comunque detto che si tratta di una persona competente».

Che mondiale vi siete trovati a commentare?

«Non è un mondiale che mi è molto simpatico, per tante cose. La principale sicuramente è quello che hanno combinato, in tutti i sensi (ci sono state tante polemiche sulle condizioni e la mancanza di tutele dei lavoratori impiegati per la costruzione degli stadi, alle stesse voci su come si sia arrivato all’assegnazione al Qatar ndr.). La seconda, ma altrettanto importante nella mia mente, è che giocare un mondiale in inverno è una cag… colossale, mi fa schifo e spero non succeda mai più. La terza, ovviamente, è che non c’è l’Italia. Detto questo, noi facciamo una cosa quando ci divertiamo a farla e noi comunque in quest’occasione ci siamo divertiti. È andata bene anche se per quest’edizione siamo partiti dagli ottavi perchè fra la promozione del libro e altri impegni non potevamo partire dall’inizio».

Qual è il tuo rapporto e della Gialappa’s con Napoli? Voi avete avuto diversi comici napoletani nelle trasmissioni – da Francesco Paolantoni a Gigi e Ross senza dimenticare il mitico Felice Caccamo, altro personaggio interpretato da Teocoli – Infine, è l’anno giusto per gli azzurri di vincere il campionato o tu che, da tifoso interista, fai gli scongiuri al contrario per la tua squadra?

«Partiamo dagli scongiuri: che sia l’anno giusto per il Napoli io non lo dirò di sicuro, vediamo cosa succede e non mi esprimo in nessun modo. Il mio rapporto con la città di Napoli è ottimo. La trovo una città meravigliosa, ogni volta che ci sono andato ho provato delle emozioni fortissime andare in una città del Sud, bella. Ho un sacco di amici napoletani».

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Antonio Sabbatino
Antonio Sabbatino
Iscritto all'Albo dei pubblicisti dall'ottobre 2012, ho sviluppato nel corso degli anni diverse competenze frutto dell’esperienza sul campo in ambito politico, sociale e di cronaca, sia bianca che nera. Sono stato conduttore radiofonico di programmi musicali presso Radioattiva, radio web napoletana e redattore e collaboratore di diverse testate online. Attualmente sono inviato per il quotidiano Roma, il più antico giornale napoletano, di InterNapoli.it che rappresenta una delle realtà più dinamiche del panorama giornalistico napoletano, campano, la neonata testata Tell che approfondisce i grandi temi politico-sociali a più livelli e Comunicare il Sociale rivista specializzata di Terzo Settore.
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