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lunedì, Giugno 24, 2024
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La camorra tentò di fermare i rapinatori delle Salicelle, la risposta: “Con 300 euro che faccio? Io devo sfamare la mia famiglia”

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Una banda specializzata in rapine a tabaccai, eseguite con modalità particolarmente violente, è stata sgominata dai carabinieri che hanno eseguito sei fermi nell’ambito di una inchiesta coordinata dalla procura di Napoli nord. Le immagini delle aggressioni dei malviventi, riprese dai circuiti di videosorveglianza, divennero virali sul web.

Le rapine in questione si sono verificate il 7, il 15 e il 28 settembre, protagonista sempre lo stesso gruppo di rapinatori, i quali, armati di pistola e fucile e a volto coperto, sotto la minaccia delle armi, si erano scagliati con violenza contro i proprietari degli esercizi commerciali, in alcune occasioni colpendoli a più riprese con calci e pugni. Bottino il denaro delle casse, sigarette e gratta e vinci.
Dopo il colpo del 28 settembre furono ritrovati gli abiti, le armi e i passamontagna utilizzati dai rapinatori, che, dopo il colpo, erano stati nascosti nelle aree comuni di una palazzina in cui abitano alcuni degli indagati.

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Gli arrestati sono tutti originari del rione Salicelle. Si tratta di ragazzi di età compresa tra i 20 ed i 35 anni, che secondo le prime ricostruzioni non apparterrebbero ad alcun cartello criminale. Al contrario, pare che la camorra abbia cercato di fermarli offrendo loro qualche centinaia di euro rifiutato in malo modo, vista l’esiguità della somma che i clan avevano intenzione di elargire.

I nomi dei rapinatori

A finire in manette sono: Gioacchino Cornacchia (20 anni), Gioacchino D’Angelo (35 anni), Davide Cositore (22 anni), Aniello Piscolo (21 anni), Ferdinando Caccavale (21 anni) e Francesco Capasso (33 anni). A loro carico accuse di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine aggravate e detenzione e porto abusivo di armi.

La camorra tentò di fermarli

La camorra provò a fermare con le aggressioni gli assalti ai negozi, nell’hinterland napoletano. Offrì ai banditi anche 300 euro per liberarsi dalla morsa dei controlli, contro il clamore di quei video in cui i rapinatori pestavano i commercianti di Afragola, prima di fuggire con l’incasso. Ma uno dei predatori, Gioacchino Cornacchia, vent’anni appena, pregiudicato, testa calda a capo della gang, incontrò dei luogotenenti alle cinque del mattino e reagì con disprezzo, nonostante le botte prese.

“Non è che mi hanno scassato di mazzate e mo’ non scendo più da sopra. Te li davamo 300 euro, e io gli ho risposto pure. Io non valgo 300 euro, di 300 euro che ci faccio?” – riferisce Cornacchia al fratello, detenuto in carcere, in una telefonata intercettata dalla Procura di Napoli Nord – “Io devo dare da mangiare a me, a mamma, a mio fratello, vestiti, tutto. Io i soldi so come abbuscarli, scendo, faccio reati, gli ho detto, senza bisogno di nessuno, se volevo essere comandato me ne andavo sotto a un masto ( a un capomastro, ndr).Non me ne fotte proprio, stanno parlando da soli da due giorni”.

Sono scene che, riprese dalle telecamere e pubblicate sui social, scuotono l’opinione pubblica e addirittura mettono in allarme i boss della zona. Tanto che il fratello di Cornacchia, dal carcere, è preoccupato della tensione che monta nel clan. “Mi volete fare stare con le palpitazioni qui dentro? Ma questi sono peggio delle guardie? ” , dice Francesco. E Gioacchino spiega: “Dice: com’è che questo si è presentato, lui solo, senza paura? Ma ho fatto l’uomo, erano sette di loro, tutto scuro, notte, e davanti a tutti e sette ho detto: e i soldi a mio fratello chi glieli dà? A me le mazzate non mi fanno niente più, mo’ mi devono sparare se mi vogliono fare male ” .

Cositore, invece, è incastrato dalletelefonate d’ira di una fidanzata, insultata dal fratello di lui. “Solo le rapine puoi fare nella vita, come adesso “, gli urla, riempendolo di minacce. E lui: “Tanto, ammo’ sono 4 o 5 anni ” , sottinteso, di carcere. E lei: ” No, tu avrai dieci anni, perché avete abusato addosso a quel tabacchino (riferendosi alle violenze, ndr) “. 
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