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lunedì, Giugno 24, 2024
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L’impero di Imperiale perde un altro pezzo, confessa il contabile dal super-stipendio

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Dopo le prime ammissioni di Raffaele Imperiale e di Bruno Carbone anche Daniele Ursini ha iniziato a confessare come riporta Il Fatto Quotidiano. L’uomo era uno dei riferimenti del cartello sul territorio napoletano. Era lui a organizzare i trasporti della droga e riceveva uno stipendio sontuoso: “10.000 euro al mese, poi 20.000”.

Daniele Ursini era incaricato dai vertici dei traffici dalla Spagna e dai Paesi Bassi condotti mediante una rete di camionisti che trasportavano la droga. Gestiva i luoghi di stoccaggio e le auto in cui venivano nascosti droga e soldi e, soprattutto, aveva contezza della cassa contante con la quale pagava gli stipendi ai membri dell’organizzazione criminale.

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Raffaele Imperiale pentito, fa i primi nomi: “Soldi dello spaccio riciclati in lingotti d’oro. Ogni mese spendevo 400mila euro”

E’ un fiume in piena Raffaele Imperiale, l’oramai ex narcos più famoso al mondo, oggi pentito, ha rilasciato le prime dichiarazioni da collaboratore di giustizia fornendo i primi dettagli sui guadagni fatti nel mondo della droga, i soldi spesi per sostenere il business e quelle per riciclare. Quattro interrogatori negli ultimi due mesi, spuntano i primi nomi dei soci e degli affiliati del potente narcos giramondo.

Dice di aver lasciato al proprio socio una cassa da 18 milioni di euro. E dice di aver speso – per anni – ogni mese dalle 350mila alle 400mila euro mensili, soldi che servivano «per gli stipendi dei propri soci (quelli di fascia alta intascavano fino a 20mila euro al mese, con tanto di tredicesima e quattordicesima), ma anche per le famiglie dei detenuti, per le assicurazioni di auto e camion da usare per trasportare cocaina e per la gestione delle spese ordinarie.

I soldi dello spaccio in lingotti d’oro

«Ho investito in lingotti di oro, so che a Napoli vendono lamine. I lingotti li ho presi da un’azienda, una fonderia del nord nei pressi di Venezia». In questo scenario, Imperiale tira in ballo alcuni soci, tra cui Anastasio, Ursini e Genovese, sostenendo di aver investito in un importante centro commerciale (specializzato in preziosi) in Campania. Un affare, quello dei lingotti, che avrebbe prodotto incassi da venti milioni al mese».

Stando al racconto messo a verbale, Imperiale aveva deciso da tempo di non occuparsi direttamente di droga. Lavorava su diverse piattaforme, grazie a circuiti criptati come Sky ECC, una app usata sugli smartphone per conversazioni a prova di intercettazioni: «Avevo deciso di occuparmi solo di flussi economici», ha spiegato.

 

 

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