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domenica, Giugno 16, 2024
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Mafia, racket, usura e riciclaggio: 36 arresti e sequestro da 7,5 mln di euro

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I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Bari e del Servizio
Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma (S.C.I.C.O.) stanno
eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 36 soggetti,
alcuni dei quali appartenenti a clan storici della criminalità organizzata barese (Anemolo,
Strisciuglio, Capriati), emessa dal GIP presso il Tribunale di Bari a seguito di indagini
coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e condotte dal G.I.C.O. delle
Fiamme Gialle nel settore dei giochi, con particolare riferimento all’installazione e alla
gestione degli apparecchi da intrattenimento negli esercizi commerciali e nelle sale da
gioco del capoluogo pugliese.
E’ altresì in corso di esecuzione il sequestro del profitto dell’attività criminale, quantificato
in oltre 7,5 milioni di euro.

All’alba di oggi i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bari, in
collaborazione con i colleghi del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di
Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini
Preliminari di Bari nei confronti di 36 soggetti (27 in carcere e 9 agli arresti domiciliari), al
termine di complesse ed articolate indagini condotte dal Gruppo Investigazione Criminalità
Organizzata (G.I.C.O.), sotto la direzione della locale Procura della Repubblica di Bari –
Direzione Distrettuale Antimafia.
Tra gli arrestati, un ruolo determinante viene attribuito all’imprenditore nel settore del gioco
D’AMBROGIO Baldassare detto “Dario”, nonché a diversi appartenenti a storiche
organizzazioni criminali della città di Bari, quali gli Anemolo, gli Strisciuglio e i Capriati.
L’indagine scaturisce da una coraggiosa denuncia per usura ed estorsione sporta da un piccolo
imprenditore barese titolare di una rivendita di tabacchi, vessato dalle pressanti richieste, corredate
da violente minacce, rivolte nei suoi confronti dal D’Ambrogio, titolare di una società di noleggio
di apparecchi da gioco e intrattenimento; quest’ultimo, al quale il denunciante in difficoltà
economiche nella gestione della sua attività commerciale si era rivolto, aveva subordinato la
concessione di un prestito in denaro a due condizioni tanto gravose quanto illecite: la
corresponsione di interessi usurari e l’installazione esclusiva delle sue slot machine presso la citata
tabaccheria.
Il focus investigativo avviato sull’attività di noleggio degli apparecchi da intrattenimento da parte
del D’Ambrogio ha consentito di acclarare come il contesto denunciato dal tabaccaio non
rappresentasse affatto un caso isolato.
Le indagini, protrattesi per oltre due anni, hanno infatti permesso di disvelare un più ampio e
diffuso sistema di malaffare, esistente nella città di Bari e nei paesi limitrofi, finalizzato
all’imposizione del noleggio delle apparecchiature da intrattenimento delle società riconducibili
al D’Ambrogio presso gli esercizi commerciali, realizzato anche mediante l’appoggio di esponenti

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di sodalizi criminali egemoni sui rispettivi territori di riferimento, i cui metodi mafiosi basati
sulla forza di intimidazione neutralizzavano di fatto ogni tentativo degli imprenditori di sottrarsi al
noleggio stesso e di rivolgersi ad altre imprese di settore
D’Ambrogio, grazie ai rapporti di affari con vari esponenti del clan Anemolo, delle articolazioni
del clan Strisciuglio facenti capo a CALDAROLA Lorenzo e a VALENTINO Vito e del clan
Capriati, aveva di conseguenza acquisito una posizione monopolistica nel settore, con
l’estromissione forzosa della concorrenza.
Gli emissari dei diversi gruppi criminali indicavano, ai titolari delle attività commerciali ubicate nei
territori su cui esercitavano la loro influenza, il D’AMBROGIO quale unico noleggiatore cui
rivolgersi per l’installazione dei congegni da intrattenimento, facendo previamente rimuovere
eventuali apparecchi di altri imprenditori già presenti nell’esercizio ed impedendo così agli
esercenti la libera scelta del fornitore cui rivolgersi in base alla convenienza economica e alle
regole di mercato improntate alla libera concorrenza.
La provvigione corrisposta ai clan era parametrata al numero di slot machine che le
organizzazioni riuscivano a far installare presso gli esercizi ubicati nelle zone di rispettiva
influenza, ovvero agli introiti che ciascun esercizio commerciale otteneva dalle giocate
effettuate sugli apparecchi noleggiati. Le indagini hanno evidenziato talvolta la riscossione di una
somma di circa 100 euro per congegno installato, ovvero la corresponsione di una somma forfettaria
mensile variabile tra 1000 e 5000 euro (in ragione ad esempio della qualità dei rapporti con il clan
criminale di riferimento ovvero in base all’ubicazione dell’esercizio commerciale ove erano
installati gli apparecchi); in altri casi la provvigione riconosciuta al clan era proporzionale al
volume delle giocate al netto delle vincite pagate. Vincite del tutto esigue, tenuto conto che in
diversi casi i congegni elettronici erano stati manomessi e scollegati dalla rete telematica di
collegamento con l’Agenzia dei Monopoli, con evidenti riflessi negativi per l’Erario.
A favorire l’imprenditore colluso, nei rapporti con i vari esponenti dei clan, contribuiva la sua
origine familiare: D’AMBROGIO Baldassarre, infatti, è il nipote di D’AMBROGIO Nicola,
detto “Tro Tro”, ovvero uno degli esponenti di maggiore rilievo del “clan Strisciuglio”, già
detenuto per altra causa, nonché destinatario del provvedimento restrittivo odierno analogamente al
nipote.
Dalle indagini è inoltre emerso che “Dario” D’AMBROGIO avrebbe riciclato per conto del
predetto zio cospicue somme di denaro provenienti dalle attività illecite gestite dal “clan
Strisciuglio”; in particolare, nel 2012, avrebbe acquistato le quote di due sale da gioco in Bari,
sottoscrivendo con il venditore due contratti di compravendita delle relative quote sociali per un
corrispettivo dichiarato di 50000 euro, che le indagini hanno tuttavia quantificato in oltre
430.000 euro, versati con cadenza mensile in quote frazionate di 22.500 euro.
Le indagini hanno infine acclarato che l’attività usuraria condotta dal D’Ambrogio e da altri
soggetti della criminalità locale (già gravati da precedenti penali della specie), nei confronti di
piccoli imprenditori locali, per la maggior parte conduttori degli apparecchi da gioco, consentiva la
corresponsione di tassi oscillanti tra il 125% ed il 2.000% annuo.
In parallelo alle attività “classiche” di polizia giudiziaria, necessarie ad acquisire i riscontri
finalizzati a corroborare il quadro accusatorio nei confronti degli indagati, sono state altresì
condotte sofisticate investigazioni economico-finanziarie tese a ricostruire tutte le posizioni

economico patrimoniali riferibili agli indagati e ad ulteriori soggetti che fungevano da prestanome
per i negozi giuridici relativi ai beni da questi indirettamente posseduti. Ciò ha permesso di
sottoporre a sequestro i beni risultati nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo di
oltre 7,5 milioni di euro, tra cui 3 sale “VLT” ubicate in Bari, 4 immobili, 5 veicoli, 2 complessi
aziendali (un concessionaria di veicoli e una ditta individuale operante nel settore della riparazione
di personal computer) e oltre 200 rapporti finanziari.

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