La gestione della Curva Nord era una macchina che riusciva a produrre tanti soldi. Da alcune conversazioni di Andrea Beretta emergerebbe l’impegno del suo gruppo ultras nell’impedire le vendite ai magliettari i quali, abusivamente vendendo gadget dell’artista di turno, facevano concorrenza ai titolari delle bancarelle ambulanti regolarmente presenti allo stadio.
Dall’indagine della Dda di Milano emerge come, sotto la direzione del capo ultras interista, gli uomini della Curva, con l’aiuto di Francesco Intagliata, conducessero una sorta di attività illecita parallela. Il luogo di lavoro è lo stadio Meazza durante lo svolgimento dei concerti estivi.
Dunque gli uomini della Curva provvedevano ad un servizio di sorveglianza diretto a far sparire dalla scena i magliettari, specialmente di origine campana, impegnati nella vendita di gadget in occasione di eventi musicali e sportivi. Dunque Beretta incaricava di coprire questo ulteriore servizio a Intagliata il quale affermava come i napoletani non compaiano mai quando lui è presente, inoltre, dice di essere in grado di esercitare una notevole forza per allontanare chi non intenda obbedire ai suoi ordini.
“I napoletani devo chiedermi il permesso”
Dunque il capo interista intimava a Intagliata di schiacciare i venditori senza permesso come scarafaggi e così Intagliata avrebbe svolto il suo compito così bene da garantire all’interlocutore: “Ae! Ae, ti posso garantire che, se lì ci sono io, non si mette nessuno! Uno! E due, addirittura te lo ripeto, i napoletani m’hanno chiamato per chiedermi il permesso di venire a Milano! a Milano, non allo stadio! A Milano! M’han chiesto il permesso! Dimmi tu quando possiamo venire...”.
Terminato il campionato e per tutta l’estate Intagliata avrebbe svolto l’attività di security in occasione dei concerti musicali organizzati negli impianti sportivi milanesi e anche in quelli anche in trasferta, il tutto sotto il comando di Beretta e di altre due persone.
Blitz contro i clan ultras
A Milano sono stati 19 gli arresti, di cui 3 ai domiciliari e decine di perquisizioni. Questo il bilancio dell’operazione ha colpito i “clan” degli ultras di Inter e Milan. Azzerati i vertici delle due curve grazie all’indagine partita 7 anni fa.
Estorsioni, minacce, lesioni, risse per gestire il racket dei biglietti, del merchandising, ossia maglie, felpe, sciarpe, e dei parcheggi. Ad entrambi i direttivi delle due curve milanesi viene contestata l’associazione a delinquere, ma nel caso di quella interista c’è l’aggravante del metodo mafioso perché parte dei proventi andavano al clan Bellocco di Rosarno e agli affiliati in carcere.
Oltre all’attività degli agenti della Polizia altre misure sono state eseguite da militari del Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata (Scico) e del Nucleo Polizia Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Milano – Gico.
Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Milano, ci sarebbero gli affari collegati a San Siro. Un business con biglietti rivenduti a prezzi maggiorati, parcheggi, merchandising e vendita di bibite all’interno dello stadio. Secondo l’accusa le due fazioni avrebbero agito in autonomia dividendosi gli affari.
I nomi degli arrestati
In carcere sono finiti gli uomini più in vista delle due curve. Tra questi per la Sud, gli ultras del Milan, i fratelli Lucci, Francesco e Luca, Islam Hagag, che ha appena patteggiato una condanna per un pestaggio fuori dallo stadio; Alessandro Sticco e Christian Rosiello.
Della Nord dell’Inter tra i destinatari di custodia cautelare c’è Beretta, già in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco, ucciso un mese fa durante una lite. Arrestati anche Marco Ferdico, suo padre Gianfranco, Mauro Nepi, Matteo Norrito e Renato Bosetti.