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venerdì, Maggio 3, 2024
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Mala di Ponticelli, De Luca Bossa al tappeto: chiesti otto secoli di carcere

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Otto secoli di carcere. Tradotto, il rischio di una vera e propria stangata. E’ quello che la Procura di Napoli ha avanzato nei confronti dei boss e gregari dei De Luca Bossa, Casella e Minichini protagonisti degli ultimi anni di tensione a Ponticelli. Quella che si prospetta per il gruppo è una vera e propria mazzata: il pubblico ministero Antonella Fratello ha infatti avanzato le richieste di condanna nei confronti delle persone arrestate nel corso del blitz operato dai carabinieri lo scorso novembre (leggi qui l’articolo). Rischiano vent’anni di reclusione a testa i capi del sodalizio ovvero Alfredo e Michele Minichini, Roberto Boccardi e Francesco Audino. Segue per numero di anni chiesti, 18, Gabriella Onesto. Chiesti invece 16 anni per Giuseppe e Umberto De Luca Bossa, Luigi Austero, Luigi De Martino, Domenico Gianniello, Pasquale Damiano e Giovanni Palumbo. Per Antonio Acanfora, Domenico Amitrano, Gennaro Aprea, Luigi Aulisio, Nicola
Aulisio, Eduardo Casella, Vincenzo Casella, Giuseppe Casella, Giuseppe Righetto, Christian Marfella, Anna De Luca Bossa e Ciro Imperatrice invocati invece 15 anni a testa. Maria Lazzaro rischia 14 anni mentre 12 anni a testa sono stati chiesti per Kevin Vittorio Suriano, Ciro Ricci, Ciro Postiglione, Ciro Cerrato, Francesco Clienti, Luca Concilio, Luigi Crisai, Ciro Ivan D’Apice, Emmanuel De Luca Bossa, Giovanni De Turris, Mario Sorrentino, Luca La Penna, Fabio Oliviero, Nicola Onori e Francesco Pignatiello. Richieste minori, di 10 anni a testa, per Vincenzo Barbato, Luigia
Cardillo, Giulio Ceglie, Cira Cepollaro, Giuseppe Damiano, Giovanni Esposito, Mariarca Gala, Martina Minichini,
il collaboratore di giustizia Tommaso Schisa e Davide Tomi. Invocati invece 7 anni a testa per Enza De Stefano e Fortuna
Ercolano.
Spetterà adesso al collegio difensivo (composto dai legali Leopoldo Perone, Giuseppe Perfetto Domenico Dello Iacono, Giuseppe Milazzo, Antonella Regine, Mauro Zollo, Gennaro Pecoraro, Antonio Abet, Giovanni Abet e Antonio Delvecchio) provare a ridimensionare le accuse per i loro assistiti.I l clan di Ponticelli si faceva pagare migliaia di euro, compresa una quota di mantenimento, per fare entrare e far restare gli inquilini nelle case popolari. In alcuni casi ha deciso il pestaggio dei residenti per costringerli ad andare via, nonostante, fossero indigenti o avessero figli piccoli: così la camorra gestiva il business delle case popolari. Le indagini partirono proprio da un violento episodio, datato giugno 2020, condotto nei confronti di chi non riuscì a pagare.

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