Condanna a 16 anni di reclusione per Salvatore Cammarota, riconosciuto colpevole dell’omicidio di Giulio Giaccio, il 26enne di Marano ucciso e sciolto nell’acido nel 2000, a causa di un tragico errore di persona. Questo l’esito del processo d’Appello celebrato a Napoli, che ha ridimensionato le richieste dell’accusa, facendo cadere l’aggravante mafiosa.
Più pesante invece la condanna per l’altro imputato, Carlo Nappi, per il quale la Corte ha disposto 30 anni di reclusione. Otto anni, infine, per il collaboratore di giustizia Roberto Perrone, ritenuto coinvolto nell’organizzazione del sequestro.
Il delitto, consumato il 30 luglio del 2000 nel quartiere Pianura, sconvolse l’opinione pubblica per la sua efferatezza: Giaccio fu rapito da uomini travestiti da poliziotti, assassinato e infine fatto sparire nell’acido.
Nel verdetto d’appello, i giudici hanno escluso la matrice camorristica del crimine, riconoscendo a uno degli imputati le attenuanti generiche per la partecipazione limitata al commando. Una decisione che lasciato esterefatti i familiari di Giaccio, che attraverso il proprio legale hanno espresso tutto il malcontento per quanto sancito dal giudice di secondo grado.

