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Marco Di Lauro ha ‘salvato’ il clan ispirandosi alla ‘Ndrangheta, il ‘sistema’ creato da ‘F4’

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La traversata nel deserto, come l’ha chiamato qualche investigatore, il clan Di Lauro l’ha vissuta tra il 2007 e il 2012. Anni difficili dove, oltre l’onta della sconfitta nella prima faida ad opera degli Scissionisti, gli uomini del Rione dei fiori hanno dovuto anche incassare defezioni importante e ‘girate’ di uomini e gruppi, la più famosa delle quali quella della Vanella Grassi. Eppure in questa fase così difficile, con i fratelli in carcere, Marco Di Lauro ha saputo tenere insieme anzi ‘tenere in vita’ il suo clan grazie ad un sofisticato sistema per l’approvvigionamento di droga. Erano gli anni in cui gli affari andavano male, anni in cui la ‘cupola’ della cosca era costretta ad autotassarsi per poter andare avanti. E’ in questa fase che, stando alle risultanze degli investigatori, Di Lauro junior decide che bisognava concentrarsi sulla fornitura a credito: il clan avrebbe pagato soltanto la merce che sarebbe arrivata a destinazione senza dunque ‘il rischio’ di ammanchi eccessivi. Un sistema mutuato dalle ‘ndrine calabresi da sempre in rapporti basati sulla massima fiducia con i cartelli colombiani.

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