Le dichiarazioni di Mario Giuffredi hanno fatto più danni della grandine e la sciagurata prova offerta ieri da Giovanni Di Lorenzo in Spagna-Italia ne è la dimostrazione lampante.
Nel momento più sbagliato della stagione, con un solo colpo, l’agente napoletano è riuscito a colpire il club azzurro, il nuovo allenatore Antonio Conte, la Nazionale di mister Spalletti e lo stesso calciatore, apparso una copia sbiadita del peggior Di Lorenzo visto nell’ultimo tragicomico campionato italiano con tanto di tricolore al petto e fascia di capitano sul braccio.
Tante pressioni per un ragazzo che, dopo una stagione turbolenta, aveva soltanto bisogno di tranquillità e cogliere la titolarità concessagli dal suo ex allenatore come un’opportunità per tornare ad essere quello che tanto si era fatto apprezzare a Napoli sia in campo che fuori.
E’ proprio fuori che le cose riescono, incredibilmente, rispetto alla mediocrità mostrata in campo, che lo ha portato ad essere umiliato da Nico Williams e sbeffeggiato dal non certo immarcabile Ayoze Perez. Le prove di forza a mezzo stampa di Mario Giuffredi, hanno prodotto l’effetto (si spera) contrario, rispetto a quanto voluto, mostrando un Di Lorenzo più che mai indebolito mentalmente.
E pure di avvisaglie ve ne erano state non poche. La rabbia dei tifosi, il blocco dei commenti, l’imbarazzo davanti ai giornalisti alla vigilia della gara con l’Albania e quelle voci su un suo passaggio alla Juventus mai smentite, ed anzi alimentate da chi ha pensato più alle opportunità di mercato che al bene dell’ormai ex beniamino della tifoseria napoletana.
Qualcuno dirà che in campo ci vanno i giocatori, ma gli agenti dovrebbero ben conoscere i propri assistiti e sfruttarne le caratteristiche per mettere in mostra i pregi e non evidenziarne i difetti. Giovanni Di Lorenzo non è mai stato una prima donna, è riuscito a non esserlo manco vincendo da assoluto protagonista uno scudetto con la fascia sul braccio, cosa che nella città baciata dal Vesuvio era riuscita soltanto al più grande calciatore di tutti i tempi. Mai una parola fuori posto, forse manco quando ce ne sarebbe stato bisogno, segno di un calciatore a cui non sono mai piaciuti i riflettori. Quei riflettori che, invece, tanto piacciono a Giuffredi che ha giocato a fare la guerra, che, come dimostra, il rettangolo di gioco, unico giudice supremo, si appresta a concludersi con un unico grande sconfitto: il capitano Giovanni Di Lorenzo.