Una vita segnata dalla violenza familiare e dalla discriminazione: è la storia, raccontata dal Corriere del Mezzogiorno, di Teresa, nome di fantasia, una ragazza di 24 anni che ha trovato la forza di denunciare anni di abusi subiti da parte del padre. L’uomo, 51 anni, è stato arrestato in flagranza dai carabinieri nella zona di Santa Chiara, nel centro storico di Napoli, dopo una segnalazione partita tramite l’app YouPol.
Quando le forze dell’ordine sono intervenute, Teresa ha finalmente raccontato il suo calvario: un padre invasivo, violento e incapace di accettare la sua omosessualità. L’episodio scatenante dell’arresto non è stato un caso isolato, ma l’ennesimo atto di una lunga escalation di soprusi.
Secondo quanto riferito dalla giovane, tutto è iniziato nel 2020, quando il padre – in difficoltà economiche – è tornato a vivere nell’abitazione dell’ex moglie con le figlie. Da quel momento ha imposto un clima familiare rigido e soffocante. «Ci obbligava ad andare a dormire entro le 21 – ha raccontato Teresa – per poter restare da solo in cucina a consumare alcol e psicofarmaci».
Le sue condizioni lo rendevano spesso aggressivo, tanto da sfogare la sua rabbia su Teresa, sulla sorella e sulla madre. Quando la ragazza, ancora ventenne, trovò il coraggio di opporsi, l’uomo iniziò a minacciarla apertamente, anche per strada. «Mi pedinava, voleva sapere con chi stessi. Un giorno arrivò a minacciare la mia fidanzata dell’epoca dicendole che doveva lasciarmi, perché io ero un’omosessuale da ammazzare».
Quel giorno, tornando a casa, Teresa fu anche picchiata. Per paura e inesperienza, non andò al pronto soccorso, ma sua madre cominciò a prendere consapevolezza della gravità della situazione. «Quello fu solo il primo episodio. Ce ne sono stati altri, sempre peggiori», ha raccontato la giovane.