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mercoledì, Maggio 8, 2024
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Riaperture a Natale per le zone rosse, il Presidente dell’Iss: “Dipende da 2 fattori”

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Riaperture a Natale, il Presidente dell’Iss ammette: “Dipende da due fattori”. Oggi si è tenuta la conferenza stampa sulla situazione epidemiologica Covid 19. Presenti il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza.

Uno dei valori importanti è l’indice di Rt che traccia il trend e ci dice dove stiamo andando. Più andiamo avanti nel tempo più le proiezioni a 30 giorni cominciano a diventare stabili. Previsioni sul Natale? Dipende da come ci comportiamo e se siamo attenti a rispettare le regole. Nelle regioni dove l’Rt in cui sono state adottate delle misure più stringenti, la finalità è raffreddare rapidamente l’Rt portandolo sotto 1. Contrariamente i casi covid cresceranno. – sostiene Brusaferro – Ci auguriamo che le misure adottate e i comportamenti delle persone facciano in modo che possiamo trovarci con un Rt sotto 1″. 

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RT FONDAMENTALE PER LE RIAPERTURE A NATALE

E’ intervenuto, inoltre, il Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute Rezza. “Rt è il primo indicatore per capire l’andamento dell’epidemia, se accelera o meno. Noi valutiamo la trasmissione del virus così come numero casi, ricoveri, terapie intensive e decessi. Anche con la decrescita del Rt da 1,7 a 1,2 comunque l’epidemia cresce. Possiamo comunque vedere crescere un numero di ricoverati e terapia intensiva. – parla poi dei dati odierni del covid – Sono 120 i ricoveri in terapia intensiva oggi e ci sono 731 decessi. Non è in controtendenza rispetto al fatto che non aumentano i nuovi casi, ma si deve al fatto che i decessi si riferiscono ai casi cumulati negli ultimi due mesi. Il rapporto tra test positivi su test totali è intorno al 15%, ancora elevato. Lombardia ha il numero più alto di casi, con Veneto e Campania“.

Calcoliamo l’Rt da due sorgenti di dati: la serie temporale di dati sintomatici e la data di inizio sintomi. Non consideriamo gli asintomatici perché essi sono una quantità molto instabile nel tempo e quando c’è difficoltà nel contact tracing la loro quota diminuisce“, ha detto il professore Stefano Merler della fondazione Bruno Kessler.

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