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venerdì, Marzo 29, 2024
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«Non mi fidavo di mio nipote Tonino», le tensioni interne ai Lo Russo raccontate dall’ex boss

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Un colpo decisivo al potere trentennale dei Lo Russo è arrivato sicuramente dalle dichiarazioni di uno dei suoi ex boss, Mario Lo Russo, che ha iniziato a collaborare con i magistrati quattro anni fa. Pagine e pagine di verbali dove non solo viene rivisitata l’epopea del clan, i suoi affari e i rapporti con gli altri gruppi criminali di Napoli ma anche le rivalità interne al gruppo, tensioni che poi hanno caratterizzato gli ultimi anni del gruppo di Miano. Lo Russo in particolare ha riferito dei rapporti con suo nipote Antonio Lo Russo (figlio di Salvatore) quando all’epoca questi era reggente del clan.

«Quando il 13 aprile 2013 fui scarcerato mio nipote Tonino mi regalò 100mila euro in contanti.Apprezzai il gesto e accettai, ma non mi fidavo di lui, sapevo che sarebbe stato capace di uccidermi come aveva fatto con il cognato di mio fratello. A Miano Tonino arrivava improvvisamente e incontrava solo Lelè e Gigiotto di cui si fidava. Non me. Ognuno di noi era diffidente dell’altro. Dopo il pentimento di mio fratello Salvatore avrei voluto estrometterlo perché era figlio di un pentito. Dopo la scarcerazione mi accontentai di 5mila euro a settimana perché il controllo di tutto lo teneva Tonino con i suoi fedelissimi e io ero considerato un pensionato. Aspettavo che li arrestassero per riprendere la gestione. Ho fatto buon viso a cattivo gioco e invece avete arrestato prima me».

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