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giovedì, Maggio 9, 2024
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“Non sono una prostituta”: la verità di Karima el Mahroug nel suo libro su Ruby Hayek

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Di loro resteranno per sempre le intercettazioni agli atti nelle quali vessavano uno stressato ragionier Spinelli, contabile di Silvio Berlusconi, con richieste pressanti. Soldi per i vestiti e per le scarpe, una macchina (Mini Cooper, stesso modello per tutte), la casa, un bonifico mensile. Le chiamavano Olgettine, come scrive Il Mattino, perché la maggior parte di loro abitava in un condominio al numero 65 dell’omonima via, a due passi dall’ospedale San Raffaele. Come andavano le cose a quei tempi lo racconta Karima el Mahroug nella biografia appena pubblicata. “Non sono una prostituta“, scrive a pagina uno. Primo appuntamento con Silvio Berlusconi ad Arcore. “Il presidente mi offrì il posto accanto a lui e gli occhi addosso delle altre ragazze un po’ mi mettevano in imbarazzo. Iniziò la cena e mi fu chiesto di presentarmi: avevo la risposta già collaudata: ‘Mi chiamo Ruby Hayek, sono metà egiziana e metà brasiliana, ho ventiquattro anni. Mia madre è una cantante molto famosa in Egitto’“.

La prima notte di Ruby ad Arcore

In realtà è nata in Marocco e crescita in Calabria. Ma il suo fascino esotico funziona. “Io mi sono esibita ballando la danza del ventre più di una volta, indossando un vestito regalato al presidente da Gheddafi”, ricorda. “Ballare con un vestito così prezioso mi inorgogliva, mi faceva sentire importante. Speciale“. I dopocena, racconta, erano frizzanti. “C’erano esibizioni, balletti sexy, travestimenti, spogliarelli. Alcune volte sono rimasta ospite per la notte. Era molto piacevole perché, al mattino, il momento della colazione era il più interessante. Lontano dagli schiamazzi, il presidente raccontava la sua vita, discuteva di temi a me molto lontani, ne ero affascinata. Era un mondo così importante il suo e mi sembrava incredibile poterne in qualche modo, anche lontanamente, farne parte. Mi sentivo trattata con dignità, direi come un’interlocutrice degna“. Il contesto però la infastidiva. “Quello che non sopportavo era il clima di avidità che si respirava”, dice nel libro. “Non mi sapevo spiegare, e rimane per me un mistero anche adesso, come facesse a fidarsi di tutte quelle persone o a volerle intorno“.

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Le bugie erano una difesa dalla vita di strada, un metodo che utilizzavo fino a quando non mi sono potuta concedere il lusso di non dover difendermi più. Non credo di aver sbagliato, perché l’unica cosa realmente sbagliata è stata capitare nel posto giusto ma nel momento sbagliato“.

L’intervista di Karima el Mahroug a Rtl 102.5

Così, il giorno dopo l’assoluzione nel processo Ruby ter, Karima El Mahroug ha risposto alle domande di Rtl 102.5 prima della presentazione, in programma oggi a Milano, del libro che racconta la sua vita.
Con il senno di poi – ha aggiunto Karima, assolta dall’accusa di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari insieme al leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e ad altri 27 imputati – mi sono pentita di essere entrata a casa di Berlusconi. Tutto è stato strumentalizzato. Grata di fare quella conoscenza ma negli anni dopo mi sono pentita di essere capitata in quella casa. Se mi guardo indietro sono fiera di me e del mio percorso, bisogna perdonarsi, fare una crescita personale e guardare avanti. Sono stati tredici anni difficili ma non rinnego la conoscenza. La giustizia italiana l’ho vissuta in modo pesante, una trafila difficile se hai diciassette anni. Sono rimasta fedele a me stessa e coerente alla versione dei fatti. Non sono scappata, non mi sono arresa, sono legata all’Italia. Sapevo che la verità – ha concluso – sarebbe uscita fuori, e ieri ne e stata la prova“.

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