Oscar Pecorelli era preoccupato per la tregua raggiunta tra il suo gruppo e gli Scognamiglio. Il boss 45enne, detto ‘malomm, avrebbe avuto dei dubbi sull’affidabilità degli affiliati ai quali aveva dato la reggenza della fazione di Ngopp Miano. Infatti a fine luglio 2021 è stata captata un’intercettazione dalla quale emergerebbe l’insoddisfazione di Pecorelli verso l’armistizio raggiunto con i nemici di Abbasc Miano, così avrebbe messo in guardia il cugino tramite WhatsApp: “E come state con questi qua adesso, bene?… eh ma non vi fidate… non vi fidate… non state nelle mani loro… fate venire“.
Secondo l’indagine della Dda di Napoli, il 45enne avrebbe gestito il potere dal carcere di Opera usando cellulari clandestini e comunicazioni whatsapp. Quindi ‘malomm avrebbe continuato a dirigere anche l’attività di riciclaggio e di usura, impartendo direttive ai propri familiari e affiliati per riscuotere i soldi delle estorsioni.
Lo scontro tra il gruppo Pecorelli e gli Scognamiglio
Dal febbraio 2021 al 2022 gli inquirenti hanno ricostruito le varie fasi del conflitto tra gli eredi del clan Lo Russo. Dunque i successori dei ‘Capitoni’ si contendevano il controllo di Miano, Chiaiano, Piscinola e Marianella attraverso raid armati. In questo contesto rientrerebbero gli omicidi di Salvatore Milano e Antonio Avolio, avvenuti, rispettivamente, il 22 aprile 2021 e il 24 giugno dello stesso anno. Nell’ultima inchiesta Pecorelli è accusato di aver guidato il suo gruppo, nonostante, la sua detenzione iniziata dal 2010 in seguito ad una condanna all’ergastolo per omicidio premeditato.