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Oltre 20 raggiri in tutta Italia, arrestato truffatore di Frattamaggiore

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La Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Verona, coadiuvata nella fase esecutiva dai loro colleghi della Stazione Carabinieri di Frattamaggiore , ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un 22enne italiano, già noto alle forze dell’ordine.

La misura cautelare eseguita costituisce l’esito di una lunga, estesa e meticolosa indagine condotta dai Carabinieri con il coordinamento della Procura scaligera. L’uomo dovrà rispondere di 24 episodi di truffa, sia consumati che tentati, verificatisi a Genova, Milano, Firenze, Verona, Bologna, Roma, Cremona e Benevento. Al 22enne è stata contestata anche l’aggravante della “minorata difesa”, per via dell’età avanzata delle persone truffate.

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La tecnica della truffa del finto carabiniere

Una volta individuata l’anziana vittima, un malvivente la contatta al telefono, qualificandosi come Carabiniere, riferendole che un suo parente stretto ha causato un incidente e che c’è necessità di versare una somma di denaro e/o dei preziosi per risarcire la controparte o per pagare una “cauzione”, evitando così problemi giudiziari.

L’interlocutore avvisa poi l’anziana presa di mira che sarebbe passato un incaricato a riscuotere il denaro e/o i gioielli. Pochi minuti ed un complice del “telefonista” raggiunge le vittime, si fa consegnare i valori e sparisce. Ed è proprio partendo da uno di questi episodi, verificatosi a Verona il 25 gennaio 2024, quando il giovane fu arrestato in flagranza, che l’intera indagine ha avuto il suo inizio.

Le chiamate in Voip

Le investigazioni si sono rivelate da subito piuttosto complesse: il giovane arrestato ed i suoi complici (in corso di identificazione) utilizzavano infatti telefonini “dedicati” con schede telefoniche intestate a persone inesistenti e per comunicare tra loro e con le vittime effettuavano chiamate VOIP.

Per spostarsi utilizzavano mezzi pubblici  e, nel presentarsi a casa delle vittime, stavano ben attenti a coprire con occhiali da sole, cappellini o sciarpe.

Gli accorgimenti non hanno però scoraggiato i militari della Compagnia Carabinieri di Verona che, fondendo indagini tradizionali e moderne tecniche investigative, hanno ricostruito tutti gli spostamenti dell’uomo.

Incrociando infatti i dati dei telefonini rinvenuti sulla sua persona al momento dell’arresto con i dati raccolti dalle denunce presentate dalle vittime nei vari comandi Stazione dei Carabinieri, acquisendo le immagini delle telecamere di sorveglianza di stazioni ferroviarie, di autobus, di banche e persino di condomini privati, i Carabinieri sono riusciti a collocare l’arrestato in tutti i luoghi “incriminati”.

Ricostruito il tragitto di 300 km

In un caso, verificatosi in Liguria, gli investigatori sono riusciti, acquisendo le immagini delle telecamere sul percorso, a documentare addirittura passo per passo l’intero tragitto di circa 300 chilometri dalla Stazione di Genova a quella di Sanremo, da lì alla casa della vittima e viceversa. Il riconoscimento dell’arrestato da parte delle persone via via truffate, a cui i Carabinieri hanno mostrato la sua foto, ha poi completato il quadro indiziario, “inchiodandolo”.

Dalle indagini sono inoltre emersi i singolari rapporti tra il fermato ed il resto della banda: una volta allontanatosi dalla casa della persona truffata, aveva l’obbligo di inviare immediatamente una foto (che doveva essere poi immediatamente cancellata) dei soldi e dei gioielli presi, per verificare che corrispondessero con quelli concordati per telefono con la vittima ed evitare così ammanchi.

Costrette a rivelare il Pin 

In più occasioni, le anziane vittime erano costrette a dare il proprio bancomat ed il relativo PIN per permettere al criminale di prelevare i soldi da utilizzare sempre per la fantomatica “cauzione”. Niente poneva un freno all’avidità del giovane arrestato e dei suoi sodali: non esitava infatti nemmeno a farsi consegnare le fedi nuziali degli anziani raggirati.

Sempre più ingegnosi poi i metodi utilizzati quando alcune delle potenziali vittime, anche per via delle sempre più frequenti campagne di sensibilizzazione condotte dall’Arma dei Carabinieri, non “abboccavano” subito alla telefonata. Per convincerle dell’autenticità della chiamata, venivano invitate a recarsi presso la più vicina Stazione Carabinieri subito dopo l’incontro, ma era solo uno stratagemma per rassicurarle.

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