Sembra esserci una svolta nel caso della morte di Silvia Nowak, la 53enne tedesca uccisa e data alle fiamme lo scorso 15 ottobre a Ogliastro Marina, il comune del Cilento dove viveva col suo compagno, Kai Dausel.
All’alba di stamattina, lunedì 16 dicembre, quest’ultimo è stato fermato dai carabinieri, che hanno bussato alla porta della sua villetta, dove fino a qualche tempo fa viveva con la sua compagna. L’accusa è quella di omicidio e distruzione di cadavere.
Omicidio di Silvia Nowak in Cilento, fermato il compagno: la ricostruzione
Tutto sembra ricollegare il 62enne tedesco alla morte di Silvia Nowak. Il 15 ottobre scorso, giorno dell’omicidio, intorno alle 16 le immagini di un sistema di videosorveglianza mostrano la donna che si allontanata dall’abitazione con una ciotola per cani e un guinzaglio, diretta verso la piazza principale di Ogliastro Marina.
Il compagno compare solo alle 17:30, un’ora e mezza dopo, mentre si reca da un ristoratore che ha il locale vicino alla villetta per chiedere aiuto, raccontando di non sapere dove possa trovarsi Silvia Nowak. E poi ci sono i rilievi effettuati dal Ris sia sul corpo semicarbonizzato della donna che nei pressi dell’abitazione. E qui potrebbero essere state individuate ulteriori prove, specialmente su alcune tracce trovate sul cadavere.
E poi c’è una prima versione di un alibi, fornito da Kai Dausel e da una sua coppia di amici, che non ha trovato riscontro. Avevano raccontato che l’uomo dormiva nei pressi di una roulotte, parcheggiata poco distante dalla villetta adagiato su una sdraio. Ma non c’è alcuna immagine delle telecamere a confermarlo. Le analisi del Ris, inoltre, hanno confermato che Silvia Nowak è stato uccisa con un colpo di un oggetto contundente alla testa e poi con numerose ferite da taglio all’addome. Poi il suo corpo è stato bruciato e abbandonato in quel boschetto della pineta vicino alla villetta della coppia.
Per i magistrati della Procura di Vallo della Lucania, è in quella pineta che la 53enne tedesca è stata aggredita e uccisa dal compagno. L’avrebbe colpita con un oggetto contundente e poi bruciata. Rientrato a casa, avrebbe poi simulato la scomparsa della donna.
Le ombre sul passato di Kai Dausel
Durante la conferenza stampa convocata dalla Procura – presenti oltre al procuratore capo Antonio Cantarella e al sostituto procuratore Antonio Pizzi, e per i carabinieri il colonnello Filippo Melchiorre, il capitano Giuseppe Colella e il tenente Nicola Di Benedetto – i magistrati hanno rivelato come, tra gli indizi chiave, vi sia una traccia di sangue ritrovata su un paletto della recinzione della villetta. Ciò potrebbe suggerire un ingresso e un’uscita dalla proprietà da parte dell’aggressore. Anche per questo, per il procuratore Cantarella, il quadro indiziario emerso nei confronti di Dausel “è grave e circostanziato”.
Inoltre ci sarebbero i rapporti tra Nowak e Dausel, ritenuti tesi negli ultimi tempi, sebbene non risultino episodi di violenza. Il movente potrebbe essere legato a questioni economiche: nell’abitazione della vittima sono stati trovati oltre 6mila euro in contanti. E la donna era nota per la sua significativa disponibilità finanziaria.
Ulteriori ombre sono poi calate sul passato di Dausel, il cui vero nome è Uwe Altman prima di cambiare all’anagrafe tedesca le generalità. Ha precedenti penali risalenti agli anni ’90, tra cui sospetti di danneggiamenti, furti e un’accusa di omicidio volontario nel 1999. Più recentemente, nel 2014, è stato coinvolto in un caso di frode informatica.