“Questa è Cortina, qui comandiamo noi“, così parlavano i fratelli romani Leopoldo e Alvise Cobianchi, raggiunti da misura cautelare nell’ambito di una indagine della Procura di Belluno. Sono accusati di aver minacciato il gestore di un locale di Cortina d’Ampezzo per imporre “cocaina, i deejay e le serate”. I due sono accusati anche di estorsione e rapina aggravate dal metodo mafioso e puntavano ad infiltrarsi negli appalti relativi ai Giochi olimpici invernali di Milano e Cortina.
Blitz tra Cortina e ROma
Stamattina a Cortina d’Ampezzo e a Roma, i Carabinieri della Compagnia di Cortina d’Ampezzo, supportati da quelli dei Nuclei Investigativi di Belluno e della Capitale, sotto il coordinamento della Procura di Venezia, hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari emessa dal GIP di Venezia, su richiesta di quella DDA, a carico di 3 soggetti (1 destinatario di o.c.c. in carcere, 1 di o.c.c. agli arresti domiciliari, 1 di obbligo di dimora a Roma), gravemente indiziati, a vario titolo e in concorso tra loro, di “estorsione” aggravata dal “metodo mafioso” ai sensi dell’art. 416 bis.1 c.p.. Contestualmente, sono stati eseguiti dei decreti di perquisizione nei confronti di altre 4 persone, indagate per concorso negli stessi reati.
Operazione Reset
L’operazione, convenzionalmente denominata “reset”, è il risultato di un’indagine avviata nel giugno 2024 dall’A.g. antimafia, che, a propria volta, rappresenta lo sviluppo di un’attività in materia di stupefacenti coordinata dall’A.g. ordinaria di Belluno risalente alla fine del 2022.
I fratelli nella frangia di Fabrizio Piscitelli
In particolare, l’indagine ha consentito di accertare lo spessore criminale di 2 fratelli provenienti dalla Capitale (Leopoldo è destinatario in carcere Alvise è ai domiciliari), con precedenti di polizia.
Entrambi erano militanti nella frangia degli “Irriducibili” degli ultras della SS Lazio ed aventi rapporti con esponenti della criminalità romana, tra cui il capo ultras Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik, ucciso in un agguato nell’agosto del 2019. Tali relazioni e cointeressenze, nonché l’appartenenza a tale frangia, vantate ed ostentate dai 2 indagati, venivano utilizzate come monito e simbolo della propria caratura criminale, ancor di più dopo l’omicidio di Piscitelli.
“Boss della mala romana”
Da tempo frequentatori di Cortina d’Ampezzo, i Cobianchi hanno adottato una strategia delittuosa progressiva, presentandosi quali “boss” della “malavita romana” e allargando i propri interessi illeciti. Un metodo, questo, che è stato confermato anche dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che ha confermato l’attualità dei loro interessi su Cortina D’Ampezzo.
Un progetto delittuoso, quello dei due fratelli e dei loro sodali, sviluppato per fasi. Prima, l’acquisizione dell’egemonia sull’attività di droga a Cortina d’Ampezzo, creando una propria rete di pusher, nonché minacciando e malmenando gli assuntori insolventi e gli spacciatori estranei al loro circuito.
Gli affari sulla movida di Cortina
Poi volevano il controllo diretto e indiretto di alcuni locali pubblici che ospitano la movida ampezzana, imponendo con la minaccia e la violenza l’organizzazione di eventi, nonché l’ingaggio di PR, DJ e buttafuori compiacenti, attraverso una società di schermatura, con sede legale a Roma, di cui è amministratore il terzo soggetto destinatario di misura (obbligo di dimora). Il tutto anche con l’obbiettivo di favorire e monitorare lo spaccio all’interno dei locali.
Infiltrazioni nelle Olimpiadi Invernali
In ultimo, l’ingerenza negli eventi privati, già programmati a Cortina d’Ampezzo, in concomitanza delle prossime Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026, nonché il tentativo di infiltrarsi, in chiave corruttiva, negli appalti connessi con i lavori per Olimpiadi.

