Racket all’agenzia di scommesse, fine corsa per i ras del Cavone di piazza Dante. La Corte di Cassazione ha infatti confermato le condanne d’appello rimediate da Salvatore Cianciulli, Gianluca Testa, suo figlio Emanuele Testa e Salvatore Festa accusati di aver imposto una tangente da 30 Mila euro ad un’agenzia di scommesse in piazza Mazzini. L’unico sconto è per Francesco Lepre che, difeso dagli avvocati Domenico Dello Iacono e Claudio Davino, si è visto ridurre di tre mesi la condanna di cinque anni rimediata in appello anche se i due legali avevano ottenuto per lui già i domiciliari.
I primi tre ras, indicati come diretti eredi dei Lepre, avevano incassato in secondo grado cinque anni e otto mesi i primi due mentre Testa era stato condannato a cinque anni. L’altro imputato, Emanuele Testa aveva rimediato due anni e otto mesi di reclusione. I cinque furono raggiunti da decreto di fermo nel giugno del 2022 per aver imposto un’estorsione al gestore di un centro scommesse avvicinato da Festa, Lepre ed Emanuele Festa e portato al cospetto di Gianluca Testa e dello stesso Cianciulli che avrebbe minacciato l’uomo intimandogli di consegnargli 30mila euro.
Nel decreto di fermo veniva ricostruito il ‘nuovo corso’ dei Lepre che dopo la morte dello storico boss Ciro ‘o sceriff aveva visto emergere la leadership di Cianciulli come riportato nel provvedimento dove era presente inoltre un’informativa dei carabinieri secondo cui si sarrebbero tenute riunioni al Fondaco San Potito tra lo stesso Cianciulli e i ras dei Quartieri spagnoli Eduardo Saltalamacchia e Vincenzo Masiello.
Le minacce al gestore del centro scommesse
Ricostruita la vessazione subita dal gestore del centro scommesse avvicinato da Festa, Lepre ed Emanuele Testa e portato al cospetto di Gianluca Testa e dello stesso Cianciulli che avrebbe minacciato l’uomo con frasi del tipo:«Qua comando io, mi devi portare 30mila euro e ti do un quarto d’ora altrimenti sparo a te, tuo fratello e tuo nipote». Un calvario quello del commerciante iniziato nel 2018 con la ‘quota’ di 1.500 euro tre volte all’anno fino alla richiesta di 30mila euro qualche settimana fa. L’uomo si sarebbe rifiutato, sostenendo di non essere in grado di pagare una cifra simile e innescando l’indagine che ha poi portato al decreto di fermo.
Lo stesso denunciante ha rivelato alle forze dell’ordine: «Dopo le minacce mi colpì con uno schiaffo in faccia e poi mi cacciò di casa in malo modo. Quando scesi da casa di Masaniello ero terrorizzato, ricordo che presi lo scooter e scappai in direzione di via Foria» Il provvedimento era arricchito dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia che si sono soffermati a lungo sulla figura dello stesso Cianciulli. Tra essi quelle inedite di Salvatore Giuliano ‘o russ che qualche mese prima aveva deciso di rompere con il passato passando dalla parte dello Stato.