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venerdì, Marzo 29, 2024
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Racket della camorra ad Afragola, esponente del clan Moccia ustionato dopo l’attentato

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All’alba di oggi, nella provincia di Napoli e presso le carceri di Udine e Terni, militari del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli su richiesta della locale D.D.A., nei confronti di 5 indagati, tutti affiliati al clan Moccia, egemone su Afragola, Casoria  (NA) e comuni limitrofi, e ritenuti a vario titolo responsabili di tentata estorsione continuata, porto abusivo di arma da fuoco e danneggiamento seguito da incendio, tutte condotte aggravate dal metodo mafioso.

L’articolata attività investigativa, coordinata dalla D.D.A di Napoli, consentiva di delineare le responsabilità di un gruppo, articolazione del clan Moccia, facente capo a PUZIO Michele detto “Occione” e CIMINI Domenico detto o prevete , composto da quest’ultimo, PUZIO Giuseppe, detto “O’ boia”, CARRESE Pasquale, detto “Lino a quercia”, VIRTUOSI Antonio, detto “”O’ gemello” , in ordine ad un raid incendiario contro la ditta “Go Service SCARL”, aggiudicataria dell’appalto della raccolta dei rifiuti solidi urbani nel comune di Afragola, al fine di costringere il titolare al pagamento della tangente al  predetto clan.
L’atto intimidatorio veniva perpetrato l’11 agosto 2017, dopo l’ennesimo tentativo estorsivo non accolto dal titolare della predetta società, allorché tre esponenti del sodalizio – sulla scorta di precise disposizioni impartite dai vertici della compagine – irrompevano nell’area di stazionamento dei mezzi della ditta e, dopo aver intimato sotto la minaccia delle armi agli autisti di scendere dai veicoli, appiccavano il fuoco ad un autocompattatore, per poi dileguarsi. Durante l’atto uno delle persone coinvolte, già arrestato in passato (De Falco, ndr) fu bruciato dalle fiamme da lui appiccate, tanto da riportare ustioni al viso ed alla pancia.

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Gli arrestati sono stati associati alla Casa Circondariale di Napoli – Secondigliano, ad eccezione di CIMINI e PUZIO Michele  che già si trovano ristretti negli istituti penitenziari di Terni (TR) e Tolmezzo (UD).

L’atto intimidatorio era stato perpetrato l’11 agosto 2017 dopo l’ennesimo tentativo estorsivo cui il titolare della società non aveva dato seguito. 3 esponenti del sodalizio, sulla scorta di precise disposizioni impartite dai vertici del gruppo, avevano fatto irruzione nell’area di stazionamento dei mezzi e dopo aver intimato con la minaccia delle armi agli autisti di scendere dai veicoli, avevano appiccato il fuoco a un autocompattatore.

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