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domenica, Aprile 28, 2024
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Morte Apicella, oggi il primo verdetto per la banda sulla scarcerazione. La famiglia di Pasquale: “Vogliamo giustizia”

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Morte di Pasquale Apicella, oggi è il giorno del primo verdetto per i quattro rom della banda arrestati. Il tribunale del Riesame di Napoli si dovrà esprimere sulla richiesta di scarcerazione presentata dal collegio difensivo. Sono accusati a vario titolo di  omicidio volontario, rapina, resistenza a pubblico ufficiale. Un quarto del gruppo è accusato invece di favoreggiamento. Per tutta la banda composta da Fabricio Hadzovic, 40 anni, Admir Hadzovic, 27 anni, Igor Adzovic, 39 anni, e Renato Adzovic, 23 anni, è stato convalidato il fermo dopo l’interrogatorio di convalida. I difensori hanno chiesto al riesame una misura più tenue, a partire dai domiciliari.

La dinamica della morte di Pasquale Apicella

I primi due erano rimasti incastrati nell’auto, identificati e arrestati, mentre i complici erano riusciti a dileguarsi prima di essere catturati successivamente. Renato e’ l’unico a non rispondere di omicidio ma di favoreggiamento. I tre hanno detto al Gip che non c’era in loro la volontà di uccidere e hanno fornito i dettagli di quanto accaduto quella notte. Hanno confermato anche il tentato furto ai danni della Deutsche Bank di Casoria, all’incrocio tra via Marconi e via Pio XII. Il guidatore era Fabricio che ha raccontato di aver accelerato fino ad arrivare ai 150 chilometri orari in via Capodichino, di aver proceduto a zig zag e di essere finito sullo spartitraffico quando ha visto l’auto guidata da Apicella. “Ho perso il controllo, ho sterzato ma non ho potuto fare a meno di prenderlo in pieno. Sono dispiaciuto, avrei voluto morire io”, ha detto.

La moglie, la sorella e ilcognato di Pasquale Apicella

In questi giorni la moglie, il cognato e la sorella di Pasquale Apicella hanno scritto diversi post sui social per chiedere giustizia. “Io voglio che la Giustizia faccia il suo dovere. Spero che non possano mai più tornare a casa loro, Lino non è più tornato e non per sua scelta. Lino non ha potuto scegliere, mentre i delinquenti che lo hanno ammazzato invece sì, potevano scegliere. Potevano scegliere di non fare la rapina. Potevano scegliere di non scappare. Potevano scegliere di non speronare auto della Polizia. Potevano scegliere di non imboccare Calata Capodichino contromano a fari spenti a 160 km/h. Potevano scegliere di non impattare l’auto guidata da Lino che stava facendo solo il suo lavoro. Siccome potevano scegliere ed hanno scelto sempre male devono pagare e non tornare mai più a casa loro. Voglio che venga fatta giustizia per Pasquale, per sua moglie, per i suoi figli e per tutta la sua famiglia”, ha detto il cognato.

La vedova

La moglie Giuliana invece “Ti guardo in foto e non posso credere di non poterti toccare più. In quella macchina sono morta anche io, insieme a mio marito”. Giuliana Ghidotti, moglie di Pasquale Apicella, poliziotto morto durante un inseguimento a Calata Capodichino nel tentativo di fermare una banda formata da tre bosniaci, che aveva appena rapinato un bancomat, nella notte tra il 26 e il 27 aprile ha visto crollare in un attimo il proprio mondo fatto di amore e di certezze. Lino, agente scelto del commissariato di Secondigliano, non c’è più e lei deve cercare di andare avanti anche per dare forza al figlioletto di sei anni. Lo strazio di dovergli raccontare che il suo papà non c’era più è stato pesantissimo per Giuliana e per i suoi cari: “Lo stringo forte forte e lo guardo piangere, con gli occhi all’ingiù, pieni di tristezza. In questa situazione in cui ci siamo ritrovati lo strazio grande è non poter ridare a quel bambino di sei anni la sua spensieratezza di bambino di sei anni”, scrive su Facebook.
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