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giovedì, Aprile 25, 2024
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Soldi da un detenuto per far entrare droga in carcere, arrestato agente di polizia penitenziaria a S. M. Capua Vetere

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Il personale del Nucleo Investigativo Centrale del Corpo di Polizia penitenziaria, insieme al personale del Comando del Reparto della Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, hanno tratto in arresto, in stato di flagranza, l’agente di Polizia penitenziaria T.A. di anni 32.

L’agente è stato arrestato all’interno dell’istituto penitenziario sammaritano, all’atto di prendere servizio, intento ad introdurre circa 100 grammi di  hashish per la cui consegna aveva già ottenuto il pagamento – fuori dalla struttura carceraria e quale prezzo del proprio atto contrario ai doveri d’ufficio – di una rilevante somma di denaro, rinvenuta poi all’interno della sua autovettura.

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L’arrestato, da ritenersi innocente fino a sentenza irrevocabile, è stato sottoposto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione, a disposizione dell’A.G. ed in attesa dell’udienza di Convalida innanzi al Gip.

Il 32enne è stato arrestato in flagranza del reato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio da personale del nucleo investigativo centrale del corpo di polizia penitenziaria e del comando del reparto della Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, ed è stato posto agli arresti domiciliari nella sua abitazione in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip.

Telefoni e droga in cella, quattro agenti penitenziari arrestati: il sistema carcere fallisce ancora

Che il carcere genera violenza e illegalità lo aveva già messo in evidenza il caso di Santa Maria Capua Vetere, con il pestaggio di oltre un centinaio di detenuti e il processo in corso per oltre un centinaio fra funzionari e agenti della penitenziaria. Spesso, inoltre, la cronaca ha parlato di droga e telefonini sequestrati all’interno di qualche istituto di pena. E ieri un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha messo nero su bianco la ricostruzione di come detenuti e agenti penitenziari sarebbero arrivati a mettersi in affari per far entrare all’interno del carcere di Secondigliano, il secondo più grande penitenziario della città, droga da spacciare fra i reclusi e telefoni cellulari per consentire a personaggi della camorra di mantenere i contatti con l’esterno.

 

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