Stefano Tacconi ex portiere della Juventus, nei giorni scorsi assieme alla moglie Laura Speranza e al figlio Andrea ha fatto visita al murales dedicato a Diego Armando Maradona nei quartieri spagnoli a Napoli.
Tacconi omaggia Diego con un quadro speciale
L’ex portiere della Nazionale Italiana ha voluto omaggiare Diego con un quadro che ritrae i due nel lontano 1988 mentre si abbracciano sul campo da gioco. L’opera è realizzata dai fratelli Marcello e Sergio Franchi noti come “Gemelli Milano” o “Gemelli del Papa” dato che tempo fa riuscirono a consegnare un trono da loro creato direttamente nelle mani di Bergoglio. Il quadro dedicato a Maradona è fatto in resina, glitter e sassolini, e al momento della consegna c’è stato un lungo applauso della folla presente.
Tacconi e Maradona: la loro amicizia nata nel lontano 1985
Il 3 novembre 1985 in campo si sfidavano Napoli e Juventus. Intorno al 28esimo del primo tempo El Pibe de Oro siglò il gol del vantaggio con un calcio di punizione che sfidò le leggi della fisica. Il Campione argentino riuscì a realizzare una rete ancora oggi per molti inspiegabile, assicurando la vittoria per i suoi. Da quel momento in poi tra i due supercampioni è nata e cresciuta una stima reciproca che è perdurata nel tempo.
In un intervista risalente al 2020, Tacconi tornò a commentare la rete di Diego affermando: “Se avessi parato quel tiro probabilmente mi avrebbero dato una medaglia. A parte tutto è un onore aver preso gol da Diego, quando prendi gol da campioni del suo calibro puoi anche ricordarlo per tutta la vita, puoi raccontarlo ai nipoti”.
Per Tacconi, Maradona era inarrivabile
Tacconi in un’intervista recente ha voluto ribadire che per lui Maradona era di un altro livello. Ecco le sue parole: “Diego era eterno. In campo era una persona tranquilla, consapevole della propria forza e del fatto che qualche fallo l’avrebbe subito. Una volta organizzai un’amichevole di beneficenza e lui venne a spese sue e portò l’Argentina campione del mondo in carica, riuscimmo a raccogliere 130 milioni di vecchie lire da destinare agli ospedali italiani e argentini che curavano i bambini malati di tumore. Diego era così”.