19.8 C
Napoli
domenica, Maggio 12, 2024
PUBBLICITÀ

Tamara Pisnoli, l’ex di De Rossi ai pm: “Mi dava 40mila euro al mese, ma non ho un soldo”

PUBBLICITÀ

Tamara Pisnoli, l’ex moglie di Daniele De Rossi, venerdì scorso è stata condannata a 7 anni e 2 mesi per rapina, lesioni e tentata estorsione con l’accusa di aver fatto massacrare l’imprenditore Antonello Ieffi, nel tentativo di recuperare un presunto credito. Il quotidiano La Repubblica riporta l’interrogatorio del 5 dicembre 2014. “Mi chiamo Tamara Pisnoli, sono nata a Roma il 18 maggio del 1983….sono divorziata, ho una figlia di 9 anni, faccio l’imprenditrice e percepisco un assegno di 40 mila euro dal mio ex marito. Ho anche una società immobiliare” le parole pronunciate. La rivelazione della Pisnoli non fu un fatto di poco conto per il giudice Giuseppina Guglielmi, che ne dedusse che non c’erano i presupposti per una difesa a spese dello Stato. “Ho tutto dentro un trust – aggiunse la Pisnoli – tutto quanto intestato a mia figlia, anche gli immobili”.

Qualcosa però non tornava al giudice, che decise di approfondire: “Lei fa beneficenza”, chiede per capire il perché di tutti quei prestiti da migliaia di euro non restituiti, poi pretesi: “Lei prende 40 mila euro al mese (dall’ex marito Daniele De Rossi, ndr), ha le società, c’è una persona in difficoltà che la buttano fuori di casa, lei dà 20 mila euro che mi scusi se mi permetto per lei non sono quasi niente, per le sue considerevoli entrate, ad una sua amica … poi chiede la restituzione dei soldi?”. Si perché a me ogni giorno mi rubano i soldi”, risponde la Pisnoli. “Io sono stata truffata e raggirata da tutti, a me hanno solo tolto i soldi, tutti….io non c’ho più un soldo, mi hanno rubato tutti i soldi, me li hanno rubati, non me li hanno più restituiti”.

PUBBLICITÀ

Le richieste di prestiti sarebbero arrivate perfino quando era ricoverata in ospedale: tre persone “sono venuti da me…ti prego dacci 10 mila euro, ci servono 10 mila euro, abbiamo avuto dei problemi…mi hanno rubato altri 10 mila euro”. L’interrogatorio si sposta sul pestaggio di Antonio Ieffi: “Giudice io ringraziando Dio non mi manca nulla, ma io mi metto in mezzo a un guaio del genere?”. Il giudice domanda: “Se lei mi viene a dire che è così ingenua, io le chiedo ma lei è possibile che da gli appuntamenti per strada alla gente per poi picchiarla e poi spegnergli le sigarette addosso?”. Pisnoli risponde: “La sigaretta addosso non l’ho spenta, gli ho dato solo uno schiaffo”. “Non sono stata io a farlo picchiare, doveva essere una riunione pacifica, non so spiegare perché Manuel ha aggredito Ieffi in casa mia”, afferma l’ex di De Rossi, che poi spiega: “L’aggressione non è durata molto, Francesco Milano stava con me fuori dalla stanza, piangeva e gli altri stavano con Ieffi, sentivamo le urla e le botte”.

Il racconto della vittima Antonello Ieffi

In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’imprenditore vittima di Tamara Pisnoli ha parlato di quel 17 luglio 2013, giorno in cui fu costretto, dice, a fingersi morto per salvarsi la vita.

“È  il 17 luglio 2013. Siamo riuniti al secondo piano della sua casa nella camera da letto, sei persone. Tamara comanda, come un vero boss. Mi chiede di versarle 200mila euro, una sorta di risarcimento per un affare che non le è piaciuto. Mi rifiuto, le dico che ci sono i legali. L’espressione del suo volto, a quel punto, cambia. Da serena diventa rabbiosa, cattiva. Quella cattiveria vera che fa temere della propria vita. Uno dei quattro uomini si alza in piedi, mi prende, mi blocca e gli altri iniziano a picchiarmi. Calci e pugni. Lei guarda, indifferente, per nulla sconvolta. Uno di loro, d’un tratto, estrae un coltello a serramanico. Chiudo gli occhi. Sento un dolore pazzesco, fortissimo, sulla testa. Poi vengo investito da una sensazione di calore. È il mio sangue che sta calando sulla testa. Ho una paura pazzesca. Il sangue mi cade sugli occhi, dovunque, sui vestiti. Sono inzuppato del mio sangue. Lei invece è schifata dal sangue che cade sul pavimento. Ordina di prendere dei vestiti per cambiarmi. Mi obbliga a pulire. Come riesco a reggermi in piedi, non so spiegarmelo dopo dieci anni. Dice a uno dei suoi scagnozzi di portarmi in una delle sue case, di farmi fare il bonifico da 200mila euro, e poi, a qual punto, ammazzarmi. Sì, dice proprio di ammazzarmi. Lo fa con freddezza. Mi caricano in macchina. Il sangue non riesco a tamponarlo. Dopo un po’ mi fingo morto. Si fermano, e sicuri che sia morto per davvero mi poggiano su un marciapiede. È la mia fortuna. Se sono vivo, è grazie a quella finzione”. 

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Violenta rapina in pieno giorno a Giugliano, pistola alla tempia di un soccorritore sull’automedica

Automedica subisce una rapina a mano armata. Questa mattina alle ore 9:15 nei pressi di via Aniello Palumbo a...

Nella stessa categoria