Prima crepa nell’inchiesta sul gruppo Gallo-Angelino di Caivano. L’inchiesta è quella risalente all’epoca del Covid quando emerse che durante la pandemia la camorra aiutava le famiglie bisognose di Caivano organizzando, addirittura, la consegna delle spese. Questo sconvolgente dettaglio fu scoperto dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna che arrestarono 20 persone accusate, a vario titolo, dalla Dda di associazione di tipo mafioso al clan Gallo-Angelino.
Gli imputati rispondevano di estorsioni consumate e tentate, di detenzione e porto di armi da guerra e comuni da sparo, delitti aggravati dal cosiddetto metodo mafioso. Scoperti in occasione del blitz anche gli impianti di video sorveglianza nascosti nelle mura, e le armi, come kalashnikov e pistole, seppellite ma pronte all’uso.
Ieri la Corte d’Appello di Napoli ha disposto i domiciliari per Ciro Gallo, fratello di un altro personaggio di spessore della mala caivanese, Massimo Gallo. Ciro Gallo in primo grado fu condannato a sei anni e quattro mesi ma vide la pena abbassarsi a tre anni e cinque mesi con l’assoluzione dall’accusa di associazione camorristica in appello: decisive le argomentazioni del legale di Gallo, l’avvocato Rocco Maria Spina, che è riuscito ad ottenere l’attenuazione della misura cautelare per il suo assistito.
Una decisione che adesso potrebbe cambiare gli assetti tra le cosche dell’hinterland partenopeo.