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sabato, Aprile 27, 2024
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Uccisi e fatti sparire dagli Amato-Pagano e dai Lo Russo, salvo Biancolella

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Uccisi e fatti sparire nel nulla. Vittime dell’alleanza creatasi alla fine degli anni Duemila tra gli Amato-Pagano e i Lo Russo di Miano. Il triplice omicidio quello di Francesco Russo detto ‘Doberman’, di suo figlio Ciro e del loro autista Vincenzo Moscatelli. I tre uccisi il 15 marzo del 2009 a Mugnano. In riferimento a quell’episodio la Corte di Cassazione (I sezione penale) ha annullato con rinvio la sentenza d’appello a carico di Francesco Biancolella, l’unico che si è sempre professato innocente tra gli arrestati per quella mattanza.

La Suprema Corte in sostanza ha accolto le argomentazioni sollevate dai suoi legali, gli avvocati Luigi Senese e Saverio Senese, disponendo un nuovo processo d’appello. I due legali hanno ribaltato la situazione a carico del loro assistito che in secondo grado aveva rimediato la pena dell’ergastolo. La Cassazione aveva già annullato l’ordinanza in sede cautelare sconfessando il Riesame che l’aveva invece confermata. Per il triplice omicidio di Mugnano furono arrestati elementi del clan Amato-Pagano e degli stessi Lo Russo.

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Un delitto di “lupara bianca” richiesto dallo stesso clan Lo Russo, ed eseguito dagli Amato-Pagano per eliminare degli elementi divenuti scomodi all’interno dell’organizzazione: in manette erano così finito Cesare Pagano, Carmine Amato, Lucio Carriola, Oscar Pecorelli e Oreste Sparano (tutti condannati all’ergastolo) oltre ai collaboratori di giustizia Antonio Lo Russo, Antonio Caiazza e Carmine Cerrato ‘Tekendò’. La Suprema Corte ha dunque confermato il massimo della pena per Cesare Pagano, Carmine Amato e Oreste Sparano: per i tre dunque conferma degli ergastoli ricevuti in primo grado e in appello per il triplice omicidio.

L’omicidio del ‘Doberman’ a Mugnano

Decisivo, per il ritrovamento dei resti dei tre scissionisti sulla Circumvallazione a Mugnano, il lavoro del penalista Luigi Senese. L’avvocato in sede processuale evidenziò le discrepanze nel racconto del pentito Carmine Cerrato. Il legale si è, così, attivato con indagini difensive per scovare i resti dei tre ras, risalenti alla guerra interna agli scissionisti. Cerrato aveva, invece, indicato agli inquirenti una zona diversa da quella dove sono stati effettivamente rinvenuti i resti di Francesco Russo (alias dobermann), del figlio Ciro Russo e dell’autista Vincenzo Moscatelli uccisi e fatti scomparire nel 2009.

Di quel delitto famoso il racconto di un altro pentito, Antonio Caiazza che, alla vigilia dell’agguato, fu incaricato di «comprare una guantiera di dolci e una bottiglia di champagne» da portare nell’appartamento di Mugnano dove era stato dato appuntamento alle vittime. Caiazza tornò nella casa dopo il delitto: «C’era sangue ovunque. Un cadavere a terra con due colpi in testa, uno sul lettino in ginocchio, un altro con la testa sul divano». Il pentito sostenne di essere andato «in merceria a comprare quello che serviva» per cancellare le tracce: «Secchi, pezze, varichina, guanti, buste della spazzatura». I cadaveri, nudi, furono avvolti nel chellophane. I vestiti furono bruciati, Caiazza regalò il Rolex di ” Doberman” a un familiare «che credo lo abbia buttato » .

Le rivelazioni di Biagio Esposito

Un altro collaboratore eccellente, Biagio Esposito nel 2010 a proposito di quella mattanza disse: «Per quanto riguarda gli omicidi di “Doberman” del figlio e di una terza persona il cui nome non conosco trattasi di un favore che noi facemmo ai Lo Russo. In particolare fu Cesare Pagano che un paio di ore prima, in presenza di Oreste Sparano, Mirko Romano e Carmine Amato, a dirci che doveva fare un favore ai Lo Russo, e in particolare ad Antonio, figlio di Salvatore.

Non aggiunse altro. Per quanto riguarda invece i due ragazzi di Mugnano si verificò il contrario. Nel senso che furono i Lo Russo a fare un favore a noi in quanto, benché i nostri affiliati, ci creavano continui problemi in zona perché ingiustificatamente arroganti e violenti tanto che poco prima avevano picchiato un ragazzo di Mugnano, mandandolo in coma».

 

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