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venerdì, Maggio 10, 2024
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CASO LANDI: ASCOLTATO PER ORE, SOTTO TORCHIO UN IMMOBILIARISTA DELLA ZONA

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Roberto Landi si fidava del suo assassino. Lo conosceva bene, al punto da seguirlo – mercoledì mattina – in un luogo appartato: quello che di lì a poco sarebbe diventato il teatro dei suoi ultimi istanti di vita. A tre giorni dalla scomparsa del biologo assassinato con tre colpi di pistola, i contorni dell’indagine affidata ai carabinieri del comando provinciale di Napoli guidato dal generale Gaetano Maruccia si fanno più nitidi. Svelando un intreccio di interessi economici, ma anche il profilo di una presunta truffa ordita ai danni dello stesso Landi. Un punto appare chiaro: Roberto Landi, persona stimata e benvoluta da tutti, a Villaricca, dove gestiva il centro diagnostico Cedime, si sarebbe fidato di persone sbagliate con le quali credeva di poter portare a termine alcuni affari immobiliari. Finisce così sotto i riflettori degli inquirenti – nell’indagine del pm Elena Parascandolo coordinata dal procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico – non soltanto l’asta giudiziaria che avrebbe consentito l’acquisto di un rudere da ristrutturare nel territorio compreso tra Castelvolturno e Giugliano, ma anche dell’altro. Che cosa? Gli investigatori ipotizzano che Landi possa essere stato avvicinato da qualcuno che gli ha proposto di entrare in società nel settore della compravendita immobiliare; e che Landi possa anche avere anticipato una consistente somma di denaro. In breve l’imprenditore si sarebbe però reso conto di essere stato raggirato: e per questo avrebbe preteso spiegazioni, rivolgendosi direttamente a quell’interlocutore che gli aveva proposto un «affare». La situazione sarebbe degenerata. Al punto da indurre questo misterioso socio in affari (peraltro tenuti segreti alla famiglia Landi) a pianificare un omicidio. Landi era diventato, insomma, un testimone scomodo. Fatale quel mercoledì mattina, quando i due si sarebbero incontrati per un chiarimento. È a quel punto che lo sfortunato biologo cade in una trappola. L’assassino (o gli assassini, nessuno per ora può escludere che ci siano più menti e più mani dietro l’omicidio) gli lascia intendere che le cose stanno per sistemarsi, che è pronto a restituirgli le somme di denaro investite. Ma le cose vanno in maniera tragicamente diversa. In questi ultimi giorni un uomo, un imprenditore che opera proprio nel settore immobiliare, è stato interrogato per due volte dai carabinieri. Avrebbe però fornito un alibi di ferro che allontana i sospetti nutriti nei suoi confronti dagli inquirenti, almeno per il momento. Resta pure in piedi un altro mistero: chi ha ucciso Landi – per gli investigatori si è trattata di una vera e propria esecuzione, con tre colpi di pistola calibro 7,65, uno dei quali esploso alla nuca – ha prelevato dagli abiti della vittima due oggetti: il portafogli e il telefono cellulare. Prima di seppellirne il corpo sul litorale di Licola, ha provveduto con cura a far sparire entrambi gli oggetti. Non è escluso che siano stati gettati in mare. Nessuna conferma arriva alle indiscrezioni circolate nella giornata di ieri sulla imminenza di provvedimenti di fermo da parte della magistratura inquirente. Il caso, insomma, resta ancora apertissimo.
(f.v. Il Mattino)

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