20.3 C
Napoli
venerdì, Maggio 10, 2024
PUBBLICITÀ

TIZIANA, RITROVATA L’ARMA DEL DELITTO

PUBBLICITÀ

di ANITA CAPASSO




L’arma del delitto utilizzata per uccidere Tiziana D’Agostino è stata trovata in un tombino nei pressi dell’abitazione del suo omicida. Al gip di Voghera Marina Bellegrandi, Luigi Lombardi ha raccontato altri dettagli di quel tragico pomeriggio di quattro giorni fa, svelando il luogo dove aveva occultato l’oggetto contundente con cui ha massacrato la giovane cantante: ”L’ho colpita con l’asta di un microfono”. A recuperarla, in base alle indicazioni fornite, sono stati i carabinieri del nucleo operativo di Castello di Cisterna. In un interrogatorio fiume, durato fino al primo pomeriggio di ieri, il trentaseienne impresario di Marigliano ha dato la sua terza versione in tre giorni. Con lo sguardo cupo e il volto segnato dalle lunghe notti trascorse insonni nel carcere di Voghera, l’omicida ha confermato i risultati dell’esame autoptico, fornendo tutti i particolari sull’oggetto contundente con il quale si sarebbe scagliato contro la vittima, colpendola per ben tre volte alla tempia e alla nuca. Smentita anche la tesi della caduta accidentale, avvenuta durante la violenta colluttazione che sarebbe nata tra i due.
L’asta di ferro era in un tombino nei pressi della scuola materna Padre Pio nel borgo San Marcellino, a Lausdomini, poco distante dal seminterrato di via Vicinale Croce dove si è consumato l’efferato delitto. L’impresario se ne è disfatto prima di darsi alla fuga, sulla Panda bianca di Tiziana. Quella stessa asta dove Tiziana tante volte aveva appoggiato il microfono, dopo le prove tenute insieme al musicista-impresario che l’accompagnava al piano durante le serate musicali e le feste di piazza, è diventata dunque l’arma che l’ha uccisa. Nel corso del lungo interrogatorio, il manager, alla presenza dei suoi avvocati, Luigi e Francesco Molaro, ha fatto anche un’altra inquietante dichiarazione, sostenendo la tesi di un ricatto passionale. «Non dovevo nulla a Tiziana, le avevo pagato tutti i compensi. Ma lei voleva altri soldi: avevamo una relazione, ha minacciato, se non l’avessi pagata, di dire tutto a mia moglie». Una confessione che smentisce completamente la prima versione rilasciata dall’omicida ai carabinieri di Stradella, a venti chilometri da Pavia: «Tiziana – aveva detto – era venuta per chiedermi dei soldi che le spettavano per alcuni spettacoli che avevamo fatto insieme. Io non potevo darglieli. Sono sommerso dai debiti». Il giorno dopo, poi, aveva detto che a fargli perdere la testa era stata la decisione della ragazza di partire con il fidanzato per Reggio Emilia. «Le volevo bene, fra noi non poteva finire così», aveva detto.
Una terza versione nel giro di tre giorni che lascia sgomenti i familiari della vittima, ancora in preda ad un dolore incolmabile. Alla mamma e al papà, Tiziana, prima di essere brutalmente assassinata, aveva detto che finalmente l’impresario le aveva dato appuntamento per saldare quel debito di mille e 143 euro che aspettava da tempo. Una cifra che le sarebbe servita per partire con il suo fidanzato Luca per Reggio Emilia dove l’attendeva un lavoro stagionale da cameriera, lontano da luci e riflettori, che le avrebbe consentito di guadagnare abbastanza per sposare il suo fidanzato di sempre. A rappresentare la famiglia, da ieri, l’avvocato Giancarlo Biancardi. Per l’assassino intanto si profila il processo con rito abbreviato; presto potrebbe essere trasferito in un carcere della Campania, a disposizione dei magistrati della procura di Nola.




IL MATTINO 5 SETTEMBRE 2003

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

Catturato il reggente del clan Abbinante, il latitante era nascosto in una villetta

È stato catturato a Castel Volturno Francesco Abbinante, boss reggente del clan Abbinante. Il 25enne era sfuggito al blitz...

Nella stessa categoria