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Sant’Antuono, si accendono i fuochi in piazza Matteotti

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GIUGLIANO. Festa di Sant’Antuono, a Giugliano, con un gigantesco falò e degustazioni gastronomiche in piazza Matteotti, nel cuore della città. Ad organizzare la manifestazione (in scena dal tramonto in po) l’associazione «Nacchere e tammorra», di cui pubblichiamo il comunicato. ufer




“Sant’Antonio, teccate ‘o viècchio e damme ‘o nnubvo”. In questo detto napoletano P racchiuso l’intero
significato simbolico del culto di Sant’Antonio Abate. Nell’iconografia tradizionale il santo viene
rappresentato vestito col saio, il cappuccio, lo scapolare dell’ordine, un porcellino ai suoi piedi, e con un
bastone da cui pendeva un campanellino che gli serviva per scacciare i demoni e per segnalare l’arrivo di
malati contagiosi. Sconfinata P la platea di mestieranti ed artigiani di cui questo Santo egiziano, oltre che
degli animali, P protettore: tosatori, guantai, fabbricatori e commercianti di tessuti, macellai, droghieri e
salumieri. Ma perchè nel calendario P collocato proprio al 17 gennaio? Forse questo P il giorno della sua
morte, avvenuta nel 357 d.C.; oppure, cosa pij probabile, quello di Sant’ Antonio Abate P uno dei tanti
culti sincretici cristiani, vale a dire, innestatosi su di un culto esistente in era precristiana, ed in cui la
stessa figura del Santo cristiano si sarebbe sovrapposta a quella di una “figura potente” preesistente,
identificabile, per esempio, con la divinitB celtica di nome Lug, dio della morte e della rinascita, custode
degli inferi e raffigurato con un cinghiale ai piedi. Ma senza dubbio la qualitB pij nota di Sant’Antonio
Abate P quella di essere “il signore del fuoco”. Gli antichi attribuivano al fuoco uno straordinario
significato magico-religioso:gli asceti o gli sciamani che vivevano intense esperienze mistiche le
esprimevano in termini di “calore”, “bruciore”, e non a caso la qualitB taumaturgica di S. Antonio, primo
asceta della cristianitB, era legata alla sua fama di guaritore dell’ herpes zoster, una dolorosa malattia
cutanea, detta volgarmente “fuoco di S.Antonio”. Il 17 gennaio di ogni anno, le comunitB contadine
italiane celebravano S. Antonio Abate appiccando dei falb, chiamati in Campania “fucarazzi”, che
simboleggiavano, anche se si era in pieno inverno, che il grande freddo era finito, che la stagione calda
stava per avvicinarsi e che quindi con essa si avvicinava quella dei raccolti, ed infatti proprio dalle
posizioni delle fiamme si credeva di poter presagire l’andamento dell’annata agricola: se le vampe erano
a ponente si sperava in una buona annata, altrimenti sarebbe stato anno di vacche magre.
Questo Santo, raffigurato come un vecchio dalla lunga barba, P infondo metafora dell’inverno che si
cerca di lasciare alle spalle bruciando le cose vecchie, e la dinamica rituale che si lega ad egli rimanda a
quel universo culturale contadino in cui il fuoco P visto come elemento beneaugurale ed apotropaico, che
sprigionava le forze positive, e sconfiggeva il male e le malattie. Il “fucarazzo di Sant’Antonio va visto in
un ottica di recupero delle tradizioni che l’Arcinova giugliano in collaborazione con le passate
amministrazioni comunali ha avviato con la realizzazione della prima edizione di “nacchere e tammorra”,
in effetti con questa manifestazione dovrebbe iniziare quel fantastico viaggio tra passato e tradizione che
ci farB giungere all’appuntamento della quarta edizione di “nacchere e tammorre” creando cosX un inizio
ed un percorso che vedrB coinvolti tutti gli amanti delle tradizioni locali.

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NACCHEREETAMMORRAIT

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