Il Napoli è in forma, ha gambe forti, la mente libera e l’eccitazione di chi può fare la storia. Il Chelsea è in crisi, ha i muscoli stanchi, tanti cattivi pensieri e la sgradevole sensazione che la sua storia sia finita. Aggiungete che l’attacco esplosivo e veloce del Napoli sembra fatto apposta per spaccare la difesa lenta e bolsa del Chelsea mentre l’attacco lento del Chelsea sembra l’ideale per una difesa non insormontabile come quella del Napoli e la conclusione pare servita: il Napoli è il favorito di questo inatteso ottavo di finale di Champions.
CAUTELA . Naturalmente non è così, per una lunga serie di motivi che Walter Mazzarri – preoccupato dall’effetto fuorigiri indotto dal troppo entusiasmo – chiarisce alla vigilia del big match: «I problemi che hanno in Premier non fanno testo. In Champions tutto si azzera e per questo si tratterà di una partita simile a un derby. Il Chelsea è una squadra che ha giocato più di cento partite in Champions, ha prestigio internazionale, qualità tecniche e blasone. Non sono d’accordo con chi dice che siamo favoriti». Casomai, come dice Lavezzi, «il Napoli ha più fame di loro». E spesso nello sport è questo che fa la differenza.
LA CHIAVE. Scontata: il Napoli – che in panchina sarà guidato da Frustalupi perché Mazzarri deve scontare due giornate di squalifica per lo spintone a un avversario nella partita di Villarreal (un’assenza che potrà pesare, perché il tecnico è una presenza fondamentale per la squadra durante le partite) – proverà a scatenare il tridente Hamsik-Lavezzi-Cavani prendendo in velocità Terry & co, alternando le percussioni centrali di Lavezzi con l’aggiramento sulle fasce di Maggio e Dossena. Il Chelsea non gradisce i ritmi alti e fatica a sviluppare un gioco armonico: da tenere d’occhio, se giocheranno, il veloce Sturridge e le giocate, sempre più estemporanee ma con il copyright, di Lampard e Drogba. Torres, che non segna da 20 partite, ormai si marca spesso da solo, ma Cannavaro e soci faranno bene a non mollarlo comunque. Con un’avvertenza: è solo l’andata. E, come insegna la storia, non prendere gol in casa è la cosa più importante.
MONEYBALL . A Napoli l’attesa è palpabile. Il San Paolo sarà tutto esaurito, 2000 gli inglesi le cui avanguardie sono già in città e fanno la posta, insieme a molti napoletani, all’albergo Vesuvio, davanti a Castel dell’Ovo, quartier generale dei Blues. L’incasso supererà i 3 milioni di euro, il presidente De Laurentiis si lecca i baffi e, già che c’è, butta lì una provocazione delle sue: «Soltanto noi, il Bayern Monaco e l’Arsenal abbiamo i conti a posti in Europa, tutti gli altri no. Il mio Napoli ha cinque bilanci in attivo: siamo un club rispettoso dei comandamenti dell’Uefa e in linea con il fair play finanziario». Dal boss, una lezione di economia ma anche una di tipica napoletanità: «Il pubblico sarà il dodicesimo uomo, San Gennaro il tredicesimo».
VILLAS BOAS . Ma il problema di marcare il Santo è l’ultimo per André Villas Boas. In Inghilterra sono certi che, dovesse essere eliminato, verrebbe cacciato da Abramovich, l’ultimo rimasto a sostenerlo a Fulham Road. Il tecnico portoghese cerca tuttavia in conferenza stampa di smorzare i toni: «Quella di martedì non è una gara decisiva, ricordiamoci che c’è sempre un ritorno e giocare a Stamford Birdge non è mai facile. C’è un’atmosfera particolare e può succedere di tutto. Abbiamo cercato di chiudere primi nel girone proprio per avere questo vantaggio», aggiunge. Reduce da cinque partite senza vittorie, il tecnico portoghese è in bilico e il doppio confronto contro il Napoli potrebbe essere determinante per il suo futuro. «Ripeto, non credo che la gara di martedì sarà decisiva. Dobbiamo aspettare per trarre delle conclusioni. Martedì dobbiamo considerare la forza del Napoli che è migliorato molto dimostrando l’anno scorso in Europa league e in campionato tutto il suo valore». Al tecnico portoghese, infine, viene chiesto se ci sono possibilità di recuperare John Terry e Ashley Cole. «Aspettiamo prima l’allenamento di questa sera. Terry è in dubbio e sarà difficile recuperarlo, qualche speranza in più c’è per Cole ma prima vediamo come va l’allenamento».
MALINCONICI BLUES. Ma è ovvio ormai che se Villas Boas non dovesse superare il turno dovrebbe dire addio alla panchina della squadra londinese. Contro di lui tramano i risultati (quinti in Premier a 17 punti dal Manchester City; costretti al replay in FaCup dopo il tristissimo 1-1 sabato in casa col Birmingham, squadra di seconda divisione; 2 vittorie nelle ultime 10 gare) ma anche l’ambiente: nello spogliatoio, si dice, AVB conta meno del magazziniere e la squadra la fa Drogba. Lui smentisce ma intanto Stamford Bridge ha già invocato José Mourinho. Un’analogia con l’Inter che non si ferma qui. Perché, al netto delle colpe dell’allenatore, anche questa è una squadra logora e a fine corsa in cui i vecchi scricchiolano e i giovani acquisti stanno deludendo, mentre la società non si è mostrata in grado di rifondare nulla. L’Inter almeno ha vinto molto, anche una Champions. Il Chelsea attuale non chiede tanto: gli basterebbe eliminare il Napoli. Di questi tempi, sarebbe un’impresa.
Alessandro Pasini
corrieredellasera.it


