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FESTA DEI GIGLI, OMAGGIO AL BOSS DETENUTO
Crispano: camorra in primo piano

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CRISPANO. I Gigli della camorra. Omaggio al boss in carcere, a Crispano, in provincia di Napoli, durante la festa patronale. I «guaglioni» del clan di Antonio Cennamo, attualmente detenuto, hanno esposto su un alto muro di tufo la gigantografia a colori del boss, immortalato durante una ballata del giglio della paranza dei «Tigrotti», circondato da un gruppo di amici che lo acclamano. Accanto, la dedica, scritta con vernice rossa su un lenzuolo bianco: «Tutto questo è per Te. Grazie». Ma non è tutto, perchè nel primo pomeriggio c’è stato un altro colpo di scena. Dal giglio della paranza dei «Tigrotti», quello dove aveva militato il boss dapprima come cullatore e successivamente da padrino, qualcuno ha letto con commozione e lacrime una lettera con la quale Antonio Cennamo ringraziava la paranza per quanto fatto.
Gigantografia e dedica sono apparsi ieri mattina, su un muro di tufo, in via San Gennaro, nel cuore del centro storico di Crispano, e proprio sul percorso della ballata dei tre gigli, che rappresenta il momento culminante della festa della Madonna del Buon Consiglio, festa alla quale partecipano ogni anno non meno di diecimila persone, molte delle quali provenienti dalle città vicine, e per la quale la giunta ha stanziato un contributo di 23.500 euro. Ad accorgersi della dedica è stato un carabiniere della locale caserma, in servizio di ordine pubblico proprio per la ballata dei gigli. Il militare, sorpreso quanto sconcertato, ha subito lanciato l’allarme avvertendo i suoi superiori. In via San Gennaro si è precipitato il maresciallo Vincenzo Capoluongo, comdandante dalla caserma dei carabinieri di Crispano, che ha ordinato immediatamente la rimozione sia della gigantografia a colori (stampata su un telo di plastica di circa 30 metri quadrati, del tipo di quelli utilizzati per ricoprire i cassoni dei camion) che del lenzuolo con la dedica.
Subito sono partite le indagini. I carabinieri hanno ascoltato la proprietaria dello stabile di via San Gennaro. La donna ha dichiarato di non sapere chi fosse salito fin sopra il solaio del suo palazzo nè quando sia stata esposta la foto con la dedica. La donna, inoltre, ha anche detto ai militari di non conoscere l’uomo ritratto nella gigantografia nè gli amici che gli sono vicini. E come molto spesso accade di fronte a episodi camorristici, nessuna delle migliaia di persone che hanno affollato Crispano per tutto il giorno ha dichiarato di aver visto qualcosa o qualcuno. A sentire le voci della piazza, la foto sarebbe stata esposta anche lo scorso anno, ma tutti comunque negano di conoscere il boss immortalato nella gigantografia.
L’euforia dei festeggiamenti ha fatto passare in secondo piano il gravissimo episodio. In piazza, nessuno vuole parlare, e chi lo fa minimizza. «Non ci vedo nulla di male – dice un anziano – hanno solo voluto salutare un amico che non poteva partecipare a una festa molto sentita in paese». Ma diversamente la pensa un gruppo di giovani, studenti delle superiori o universitari. «La camorra – osserva uno di loro – è un male insopportabile, e ora sporcano anche la festa dei gigli che qui per noi ha un significato particolare. Quelle torri di legno e cartapesta sono la prova del collegamento dell’uomo con lo spirito, per i camorristi è invece solo una barbara ostentazione del loro portere».
I carabinieri, intanto, hanno convocato i responsabili della paranza dei cullatori di Crispano. Ai militari dovranno spiegare il perchè di quella foto con dedica.



MARCO DI CATERINO – IL MATTINO ED. NAZIONALE Lunedì 21 Giugno 2004




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IL PERSONAGGIO. Il signore del racket
che disprezza la droga




Crispano.
Un boss di altri tempi. Antonio Cennamo, 50 anni, detto «Tanuccio ’o malommo», sembra essere uscito dalle cronache degli anni Cinquanta. Prima di arrivare al vertice del clan, ha aspettato una ventina d’anni, compiendo tutte le tappe, da picciotto a padrino. I bene informati, lo descrivono come un capo che rispetta il codice di comportamento della camorra, paterno e a volte benevolo con i suoi «guaglioni» , freddo e spietato con i rivali. In casa sua, a Crispano, non vuole problemi. Basta dare un’occhiata alle statistiche per accorgersi che qui il numero delle rapine crolla fin quasi allo zero assoluto. E anche quello delle estorsioni, ma con un piccolo particolare. Qui tutti pagano la rata del pizzo a «Tanuccio o’ malommo», che secondo gli investigatori non gradisce lo spaccio della droga, affare questo che ha destabilizzato decine di clan con lotte intestine.
Quando lo chiamano in prima persona, non si tira indietro. E cosi è stato quando, secondo le dichiarazioni del pentito Giuseppe Marino, il ras della droga a Caivano, fu chiamato a far parte del gruppo di fuoco «eccellente» che doveva stendere per sempre Salvatore Natale, «colonnello» del clan Marino, che aveva deciso di mettersi in proprio e fare tabula rasa di tutti gli appartenenti al clan di Giuseppe Marino. Dopo le dichiarazioni del pentito, Antonio Cennamo si diede alla latitanza. Fu individuato in una lussuosa villa nascosta tra Itri e Sperlonga.
m.d.c.





CRISPANO, IL GIORNO DOPO: TRA SGOMENTO E INDIFFERENZA


DALL’INVIATO


CARLA DI NAPOLI


Crispano. Palazzine basse e scrostate impreziosite da qualche vecchia casa nobiliare che ricorda tempi andati. Sembra di essersi perduti in un paese della Sicilia di Sciascia sotto questo sole cocente, poca gente e poche auto, qualche bambino in bicicletta. Nord di Napoli, c’è la festa dei Gigli a Crispano, e domenica mattina il paese ha reso omaggio al suo boss in carcere proprio nel momento culminante, durante la ballata. Un vero colpo di scena: su un muro di tufo si è materializzata una gigantografia a colori plastificata, ben trenta metri quadrati in cui Tanuccio ’o Malommo è ritratto fra i tigrotti della sua paranza. Accanto, un lenzuolo su cui lo spray rosso ha disegnato una scritta inequivocabile: «Tutto questo è per te». Una scenografia da film sui picciotti, uno scandalo riportato in prima pagina dal Mattino. Appena se ne sono accorti, i carabinieri della locale stazione, comandata dal maresciallo Vincenzo Capoluongo, hanno buttato tutto giù. E il loro rapporto giudiziario su questo increscioso episodio è già in Procura, all’attenzione dei magistrati antimafia della Dda. Dentro, si ricorda chi è Antonio Cennamo, 50 anni, descritto come un puntiglioso contabile dei proventi che gli arrivano dal racket e dal pizzo imposto ai commercianti, arrestato lo scorso anno da latitante in una sontuosa villa di Sperlonga.
Nel rapporto dei carabinieri non c’è però il nome dell’autore della messa in scena. Impossibile saperlo per ora, nessuno parla. Allarga le braccia sconsolato un carabiniere. Non ha aperto bocca neanche la donna che è proprietaria dello stabile nella traversa San Gennaro, nel centro storico, dove di notte o all’alba sono stati esposti foto e lenzuolo. «Non ho sentito nulla, non ho visto nulla», ha ripetuto.
Tanuccio – spedito in carcere da un pentito che lo accusa di aver fatto parte del gruppo di fuoco incaricato di far tacere per sempre il boss di un clan avversario, Salvatore Natale – già sapeva dell’omaggio in versione maxi: durante la sfilata dei Gigli, qualcuno ha letto in lacrime una lettera con la quale il detenuto ringraziava la paranza per quanto aveva fatto per lui. Posta celere non l’avrebbe recapitata così presto.
È camorra questa? C’è la camorra qui? No, quando mai, c’è lo stupore nella faccia degli abitanti. A detta loro è un’oasi felice Crispano, paesone anonimo tagliato dalla sopraelevata dell’asse mediano, ora addobbato a festa da migliaia di striscioline che brillano sotto il sole. Bianche e rosse, i colori della paranza dei «tigrotti», fondata proprio da Tanuccio tanti anni fa. Uno striscione a un balcone è come una lapide: «20.6.76: inizio di una storia; 20.6.2004: il mito continua». Nel bar, per strada, nei giardinetti intitolati a «Falcone e Borsellino barbaramente uccisi dalla mafia» nessuno sa e dice nulla della gigantografia, di Cennamo. Insistendo, qualche giovane ammette distratto: «Sì, ne ho sentito parlare… ma io non c’ero». Eppure a questa festa dal sapore sincretico, metà cristiana, metà pagana, partecipano in diecimila.
Parla come un fiume in piena, invece, il sindaco Carlo Esposito, Ds, in sella dal ’98 con una maggioranza schiacciante e reduce dalle ultime Provinciali con 6232 voti, non eletto solo per un pelo. «Se l’avessi vista quella foto l’avrei fatta tirare giù – dice – ma è stata una ragazzata che non deve fare ombra su una festa che ha 200 anni. Dicono che forse è stata opera del figlio del boss, la responsabilità è sua. Che c’entra il paese, il Comune? Abbiamo finanziato la festa con più di 23mila euro? È una festa imponente. È giusto, lo hanno fatto sempre anche tutte le altre amministrazioni. Occorre sostenere tutte le manifestazioni culturali. Guardate al sodo invece: le casse comunali sono in attivo e la zona Pip è un fiore all’occhiello».





IL MATTINO 22 GIUGNO 2004

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