GIUGLIANO. Sono oltre cento i quintali di pesce morto che le associazioni di volontariato, attivate dalla protezione civile Campania, (insieme con i vigili del fuoco e i dipendenti del comune di Giuliano e con gli operatori ecologici) hanno tirato fuori dal lago Patria. Sono 30 le ore di lavoro ininterrotte che il personale di protezione civile ha dovuto sostenere per evitare che si venisse a creare un’emergenza sanitaria. Intanto, i primi risultati dei prelievi effettuati dall’Arpac, avvisata tempestivamente dalla Protezione Civile Campania, hanno dimostrato che, nelle acque del lago Patria, la presenza di ossigeno al momento della rilevazione (avvenuta ieri) era pari a zero. L’eutrofizzazione, secondo Giuseppe D’Antonio, direttore del dipartimento provinciale dell’Arpac, va attribuita ad una serie di concause, tra cui le temperature elevate e la presenza copiosa di alghe nello specchio lacustre.Per avere una risposta piu’ precisa su quanto e’ successo bisognera’ attendere altri due giorni, quando si avranno i risultati delle analisi effettuate sui prelievi fatti dall’Arpac. Nel frattempo, loperato della Protezione Civile Campania continua. Sul posto e’ presente il responsabile della Sala Operativa Regionale di Protezione Civile, Vincenzo Cincini, che coordina le operazioni necessarie. A disposizione della Protezione Civile anche un gommone con il quale e’ stato reso possibile il trasporto del pesce, oramai morto, dal centro del lago sulla riva. Il Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, e l’assessore regionale all’ambiente, Ugo de Flaviis, seguono le operazioni in stretto contatto con la sala operativa regionale.
IN CAMPO LA PROTEZIONE CIVILE
GIUGLIANO. La Protezione civile regionale, allertata dalla Prefettura di Napoli, si è attivata per fronteggiare l’emergenza determinata dalla moria di pesci scoperta nelle acque del Lago Patria, sul litorale domiziano, tra Napoli e Caserta, dove da ieri sono affiorate diverse centinaia di pesci morti, tra cefali, anguille e spigole.
La protezione civile ha chiesto aiuto a dieci associazioni di volontariato per l’opera di bonifica.
Nell’aria si avverte un forte odore di decomposizione. Per evitare un’emergenza di tipo sanitario, gli uomini della Protezione civile rimarranno sul posto fino a quando il problema non sara’ risolto. Continuano intanto le indagini e le analisi sanitarie del caso. Le spiagge della zona sono state chiuse mentre i ristoratori denunciano danni rilevanti. Secondo la Protezione civile il fenomeno potrebbe essere stato provocato da una ”probabile mancanza di ossigeno”. Il sindaco di Giugliano, Francesco Taglialatela, ha disposto controlli nei mercati ittici per evitare che vengano venduti pesci ritrovati morti al Lago Patria.
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L’ARTICOLO DEL MATTINO – 13 luglio 2004
di ANDREANA ILLIANO
Giugliano. Mercati ittici sorvegliati speciali. Scatta il piano d’emergenza sanitario, dopo la moria di pesci nel lago Patria. La parola d’ordine adesso è evitare, a ogni costo, la vendita di anguille, cefali, spigole non certificati e di dubbia provenienza. Mentre continua la bonifica nel bacino lacustre, a opera dei sub, inviati dal Comando dei vigili del fuoco, dei tecnici della Protezione Civile, dell’Asl e dell’Arpac. A coordinare l’emergenza è la Prefettura, con l’aiuto di dieci associazioni di volontari, da due giorni al lavoro, con le proprie barche, per ripulire le sponde del lago, insieme alle squadre di operai del Comune di Giugliano. Il fenomeno è sotto controllo, dichiarano – in una nota – il presidente della Regione, Antonio Bassolino e l’assessore all’Ambiente, Ugo De Flaviis, tant’è che se nel lago si continuano a prelevare centinaia di pesci morti, la costa invece è tornata pulita. Non a caso gli stabilimenti balneari, tra Licola e Varcaturo, sono sicuri e in funzione, già da ieri.
La questione ora è di altro genere: bisogna bonificare il lago Patria e evitare che vengano prelevati (e addirittura mangiati, magari mettendoli in vendita) le anguille e i cefali e i mazzancolli che galleggiano sul bacino. Morti asfissiati.
È per questo che il sindaco di Giugliano, Francesco Tagliatatela, ha disposto controlli nei mercati e nelle pescherie. E non è il solo: l’allarme è scattato anche nella vicina Pozzuoli, dove si dispone, in un’ordinanza sindacale, una task force tra tecnici dell’Asl e vigili urbani. È qui infatti, nella città flegrea, che c’è il maggior numero di pescherie e ben due mercati ittici, uno all’ingrosso e l’altro al dettaglio. «Invitiamo i cittadini a comprare solo pesce certificato – dice Vincenzo Figliolia, sindaco di Pozzuoli – Intanto opereremo tutti i controlli necessari nei siti commerciali, come già sta accadendo a Giugliano». Va aggiunto che, a parere dei tecnici, ripulire il bacino non è cosa facile, né veloce. «Sono circa venti le tonnellate di pesci morti» dice Gennaro Taglialatela, uno degli esperti dell’Asl Napoli 2.
La moria è iniziata sabato sera e anche ieri, nonostante il via vai di pale e carriole, è continuata l’opera di bonifica. Intanto sarà l’Arpac, domani, a fornire i risultati degli esami delle acque e a stabilire dunque la causa del disastro ambientale. La tesi più probabile sembra essere quella della mancanza d’ossigeno nel bacino, dove fin dai tempi dei Borboni si è praticata l’itticoltura, anche se, per decenni, il lago Patria è stato lo sversatoio di liquami e scarichi fognari abusivi, tanto da essere ritenuto, tra i bacini più inquinati della zona flegreo-domitia. «Abbiamo assistito a un episodio del genere vent’anni fa. Lo ricordo ancora. Negli ultimi tempi l’inquinamento sembrava sotto controllo, ma forse era un’impressione», dice Nello Piccolo, uno degli abitanti della zona, che ieri aiutava i tecnici e gli operai del Comune di Giugliano a ripulire le sponde. Anche ieri però il colore dell’acqua appariva rossastro, mentre la puzza dei pesci in putrefazione invadeva l’aria. Sembrava essere in una cloaca melmosa, che emanava miasmi da pattumiera.


