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Dà alla luce un bimbo, poi va in coma: scatta la denuncia

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LA GIOVANE DI GIUGLIANO È STATA DICHIARATA CLINICAMENTE MORTA




di TONIA LIMATOLA


Giugliano.
Una gravidanza senza troppi problemi; solamente l’ultimo controllo aveva evidenziato un principio di gestosi. Ma nulla avrebbe fatto immaginare il dramma, il giorno dopo aver dato alla luce il suo primo figlio. Carmina Palma, 25 anni di Giugliano, è stata dichiarata clinicamente morta ieri pomeriggio all’ospedale Cardarelli dove era ricoverata in coma profondo nel reparto di rianimazione dall’11 agosto. Il giorno prima aveva dato alla luce il suo primo bambino, Pietro, che per fortuna sta bene, in una clinica di Acerra. Ora il marito Raffaele Pragliola, operaio ventottenne, vuole capire cos’è andato storto. E ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica.
A casa Pragliola la rabbia ha il sopravvento sul dolore: «Andrò fino in fondo per sapere perché mia moglie è morta e se è stato fatto tutto il possibile per salvarla. L’ultima ecografia aveva evidenziato un invecchiamento della placenta, ma il medico ci aveva rassicurati sulla salute di mia moglie e del bambino. Adesso voglio sapere che cosa è andato storto».
Raffaele Pragliola si è subito rivolto ad un legale di Giugliano, l’avvocato Pasquale Pianese, attraverso il quale ha firmato un esposto ai magistrati: «Pretendo la verità e se qualcuno ha sbagliato, deve pagare», dice. Per i controlli di routine e per il parto la giovane donna si era affidata alle cure di un ginecologo che presta servizio in strutture convenzionate. Tutto regolare, fino all’ultima settimana di gravidanza. Prima del ricovero alla Villa dei Fiori di Acerra, la mattina del 6 agosto, si sottopone ad un controllo alla clinica Villa Bianca di Napoli che evidenzia un invecchiamento della placenta ed un inizio di gestosi. «Abbiamo insistito per il ricovero fissato per lo stesso giorno – continua Pragliola – ma il ginecologo ci ha rassicurato, rimandando mia moglie a casa con una cura farmacologica di sei giorni». Ritornata nella sua casa di via De Carlo, Carmina osserva con scrupolo le indicazioni, ma quattro giorni dopo insopportabili dolori alla testa la costringono ad allertare il proprio medico, il quale le raccomanda di andare subito in clinica. Ci arriva col marito a mezzogiorno, dove, in assenza del ginecologo di fiducia, sono altri sanitari a prestarle le prime cure. Ma la situazione peggiora: la giovane comincia a vomitare e dopo gli esami, si interviene chirurgicamente col cesareo. Quando nasce Pietro, alle 16, la famiglia Pragliola tira un sospiro di sollievo. Sembra essere andato tutto per il meglio, ma all’indomani lo stato confusionale della donna allarma il marito che pretende una Tac di controllo. Fatto l’esame, viene disposto il trasferimento all’ospedale Cardarelli dove arriva in coma. Qui viene operata d’urgenza per asportare un ematoma al cervello. Ma resta in coma profondo attaccata ai macchinari del reparto di rianimazione per cinque giorni. Ieri, i medici hanno dichiarato la morte clinica. Sarà ora la magistratura a stabilire se c’è stato errore medico o se si è trattato di una tragica fatalità.

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IL MATTINO Mercoledì 17 Agosto 2004





«CARMINA VOLEVA DONARE GLI ORGANI»





di TONIA LIMATOLA



Giugliano. Un calvario infinito quello della famiglia Pragliola di Giugliano. Prima il lieto evento che si trasforma in tragedia con la morte di Carmela dopo il parto in una clinica di Acerra e cinque giorni di coma profondo nel reparto di rianimazione dell’ospedale Cardarelli. Poi, da ieri mattina, l’attesa snervante per ottenere l’autorizzazione dei magistrati all’espianto degli organi. Una volontà espressa subito dal marito, Raffaele Pragliola, 28 anni, e che asseconda un desiderio della giovane donna: «In questo modo – ha detto – almeno avrò la sensazione che Carmela viva ancora». Una volontà che, però, sembra scontrarsi con la burocrazia messa in moto ieri mattina con la presentazione dell’esposto alla Procura di Napoli da parte dello stesso marito, a caccia della verità sulla morte della 25enne.
Nel tardo pomeriggio di ieri, i medici del Cardarelli hanno informato la famiglia di aver avuto l’ok ad intervenire per l’espianto solo in caso di decesso. Nel frattempo la donna, dichiarata clinicamente morta lunedì pomeriggio, resta ancora attaccata al respiratore artificiale. Stamattina l’avvocato Pasquale Pianese incontrerà il pubblico ministero al quale sono state affidate le indagini, il quale potrebbe disporre in giornata il sequestro delle cartelle cliniche nella clinica Villa dei Fiori di Acerra e al Cardarelli. Sulle ipotesi di donazione non resta che attendere le indicazioni della magistratura. Nell’eventualità di un’autopsia, però, l’espianto potrebbe non essere possibile. In primo luogo per consentire ai magistrati di fare luce sulle cause del decesso e su eventuali responsabilità dei sanitari. In secondo luogo perché potrebbero non permetterlo le condizioni dell’organismo stremato dalla lunga agonia. L’attesa è stressante anche per chi ha nervi d’acciaio come Raffaele, il giovane marito che per mestiere ha da tempo imparato a tenere sotto controllo la paura perché lavora a decine di metri di altezza per tinteggiare i pali dell’alta tensione. Al Cardarelli, intanto, i parenti più stretti continuano ad alternarsi al capezzale di Carmela anche se adesso c’è spazio solo per un miracolo. La notizia della tragedia ha fatto velocemente il giro della città, sconvolgendo tutta la comunità di Giugliano e il quartiere a ridosso di via De Carlo, dove abita la coppia. Qui fino all’altro giorno c’era un via vai continuo per avere notizie sulla salute della giovane sposina che vi abitava da maggio scorso, in attesa del primo figlio. Da ieri, invece, si aspetta con dolore il momento in cui la donna verrà staccata dai macchinari che la tengono ancora in vita. L’unica consolazione è sapere che il piccolo Pietro, nato lo scorso 10 agosto, sta bene ed è a casa con la nonna e le sorelle paterne.



IL MATTINO 18 AGOSTO 2004




CARMINA, DONATI GLI ORGANI



di TONIA LIMATOLA


Giugliano.
È morta pochi giorni dopo aver messo al mondo il suo primo bambino. E la sua vita prematuramente spezzata, ancora una volta, ha dato la gioia a chi aveva invece le ore contate.
Qualcuno vedrà con le sue cornee di Carmela, tornerà a vivere grazie al suo fegato, ai reni, ai polmoni della giovanissima mamma che non ha avuto neppure il tempo di stringere tra le sue braccia il piccolo Pietro.
La storia di Carmela Palma continua ad emozionare. Il marito della 25enne, appena appresa la notizia del decesso, aveva consentito all’espianto degli organi ma, per procedere, i sanitari hanno dovuto attendere il via libera del magistrato.
Sulla morte di Carmela, difatti, è stata aperta un’inchiesta da parte della Procura di Napoli che intende accertare le reali cause della morte. E l’autorizzazione è arrivata proprio l’altra notte. I medici hanno così potuto procedere all’espianto di cornee, reni, polmoni e fegato.
«Ho assecondato un desiderio di mia moglie», si limita a dire Raffaele Pragliola, anche lui giovane papà che da un momento di felicità è passato troppo in fretta a fare i conti con la crudeltà della vita.
La salma di Carmela, intanto, resta a disposizione dell’autorità giudiziaria per l’autopsia. La giovane era stata dichiarata clinicamente morta lunedì pomeriggio, dopo cinque giorni di coma profondo. Per stabilire le cause del decesso, Pragliola ha presentato, attraverso il legale Pasquale Pianese, un esposto alla Procura della Repubblica. Nel mirino i ritardi con i quali, secondo l’uomo, i sanitari hanno fatto nascere il bimbo.
La donna aveva dato alla luce il suo primo figlio in una clinica di Acerra il 10 agosto, dopo che le era stato diagnosticato un inizio di gestosi quattro giorni prima. Il bimbo, Pietro, sta bene, ma il giorno dopo le condizioni di salute della madre costringono i sanitari a disporre il trasferimento della donna all’ospedale Cardarelli, dove arriva in coma e viene sottoposta d’urgenza ad un intervento chirurgico al cervello.
«L’ultima ecografia del 6 agosto aveva evidenziato un invecchiamento della placenta. A quel punto ci saremmo aspettati subito il taglio cesareo, ma il ginecologo ha posticipato di una settimana», insistono i parenti. Poi il 10 mattina Carmela Palma si é sentita male e, solo allora, è stata sottoposta al cesareo nella clinica di Acerra. il giorno dopo la situazione è precipitata. A quel punto i medici hanno deciso il trasferimento nell’ospedale napoletano. Qui il disperato tentativo dei medici di strapparla alla morte attraverso un delicato intervento chirurgico. Tuttavia, le condizioni generali non hanno consentito una ripresa. Solo l’altra notte, nonostante la dichiarata volontà dei familiari di donare gli organi, è poi arrivato l’ok al prelievo da parte della magistratura alla quale Pragliola si è rivolto perché le cause del decesso della moglie venissero stabilite con certezza. Ora, spiega il legale della famiglia, è probabile che il sostituto procuratore al quale è stato affidato il caso acquisirà le cartelle cliniche e avvierà tutte le procedure per giungere alla verità.



IL MATTINO 19 AGOSTO 2004

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