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venerdì, Maggio 3, 2024
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“Chiunque fuorché Bertini”, disse la camorra

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SPUNTI DI RIFLESSIONE SULLO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI MARANO


E lo Stato ora fa quel che la camorra non era riuscita a fare…




di
Mauro Bertini

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L’amministrazione Bertini è al governo della città di Marano da ormai ben 11 anni con un intermezzo sospensivo di circa 6 mesi avuto nel 1996 a seguito della bocciatura del bilancio.

Si tratta di un periodo particolarmente lungo, articolato in tre tornate elettorali ognuna delle quali ha ovviamente una sua storia.





1993.

La prima volta è stato a dicembre 1993 quando Rifondazione Comunista si presentò da sola puntando su una mera partecipazione di testimonianza. Il Comune veniva da uno scioglimento per infiltrazioni camorristiche cui era seguito un commissariamento durato 24 mesi; il commissariamento registrò nel primo periodo una serie di defaillances con le dimissioni dei vari commissari fin quando non venne mandato l’allora vice-questore di Napoli Franco Malvano (oggi Questore) che con la dott.ssa Basilone intervenne con estrema decisione e determinazione nel contrasto della camorra locale e creando i presupposti investigativi che portarono proprio nel periodo elettorale alla emissione di ben 52 fra ordini di custodia cautelare e avvisi di garanzia. Nella confusione che si creò e nella “morìa” di candidati che si venne a produrre il candidato di Rifondazione andò inopinatamente al ballottaggio con il candidato della Dc (Cesaro) e si aggiudicò il ballottaggio (con l’apparentamento con una lista civica cattolica e con il Pds) con una maggioranza sbalorditiva dell’84 per cento. Ritengo significativo il dato perché a mio parere segna la presa di coscienza di una maggioranza silenziosa di cittadini che decide di votare per il candidato (sconosciuto) che non è “dei loro” dando inizio a una nuova fase della politica maranese.

L’esperienza durò il breve spazio di due anni e fu interrotta da una mai motivata bocciatura del bilancio preventivo.

L’ombra pesante della camorra sulla vicenda si sentiva chiaramente nell’aria tant’è che nella manifestazione Rossodisera che annualmente Rifondazione Comunista organizzava nella villa comunale del Ciaurro si ebbero vari episodi di violenza con due attentati incendiari e boicottaggi di vario tipo; le forze dell’ordine dovettero presidiare in maniera massiccia e con unità cinofile antiesplosivi l’area della festa.





1996.

Nelle elezioni che seguirono, una coalizione formata da Rifondazione Comunista, dai Verdi e da una lista civica locale Pdm candidarono a sindaco Mauro Bertini mentro il centrosinistra candidava il dott. Pasquale Cavallo dei Ds.

Il ballottaggio vide contrapposti Bertini e Cavallo e su questo personaggio (che lo scrivente ritiene senz’altro onesto) andarono a confluire tutte le iniziative di appoggio degli uomini di camorra con un attivismo forsennato e decisamente esplicito: infatti la cosa mise in imbarazzo l’on. Gambale che in vari passaggi afferma …effettivamente durante la campagna elettorale strani personaggi cominciarono a frequentare le riunioni anche per la nostra lista e per me immediatamente vi furono momenti di grande disagio… in particolare, durante l’ultima settimana di campagna elettorale, essendosi diffuso il convincimento della vittoria di Cavallo, strani personaggi cominciarono a frequentare le nostre riunioni pubbliche… ad esempio durante il comizio di chiusura tenuto da Marco Minniti… fu notata la presenza di note famiglie maranesi… devo anche dire che quando per errore fu proclamata la vittoria di Cavallo scendemmo in piazza a festeggiare e ci accorgemmo che si erano mischiati ai nostri elettori strani figuri additati come camorristi della zona… successivamente apprendemmo che quei personaggi avevano reagito alla proclamazione ufficiale di Bertini inscenando una pantomima con un cavallo ed un asino per sbeffeggiare o forse intimidire lo stesso Bertini (pag. 210 ordinanza Ceppaluni).

In effetti l’ansia di alcuni dipendenti comunali di vedere sconfitto Bertini portò ad alcuni errori di digitazione dei dati e quando uno di loro si affacciò dalla finestra del Comune per gridare “abbiamo vinto” si scatenò una bagarre incredibile con caroselli di macchine piene di guagliune ‘e miezz ‘a via che passarono ripetutamente davanti alla sede di Rifondazione con inequivocabili segni di sberleffo e di minaccia; fu organizzato un corteo e si tenne anche un comizio di ringraziamento, al corteo apparve inaspettato un magnifico cavallo da corsa da tutti osannato e applaudito, seguito da un asino spelacchiato sul quale accanivano gli astanti con sputi e legnate. Alla notizia della vittoria di Bertini il cavallo fu ritirato in gran fretta, l’asino fu ammazzato a legnate per la strada e il maresciallo dei carabinieri dovette accorrere con quattro macchine a proteggere la sede di Rifondazione.

Un cenno all’episodio viene anche da fonte bene informata in una conversazione captata in data 3 maggio 2001 a bordo di una vettura Nissan Micra nel corso della quale Alfredo Sepe (attualmente latitante) parla con un uomo che dice io non stavo qua però mi hanno raccontato che la gente già festeggiava per Cavallo. Sepe risponde all’epoca sì, vabbè ma si parla ancora prima, fecero anche il corteo, ma il voto a Bertini fu un voto di protesta (pag. 681 dell’ordinanza Ceppaluni).

Nella circostanza emerge con chiara evidenza che l’elezione di Bertini costituiva per la camorra una eventualità da scongiurare e che, visto sconfitto al primo turno il loro candidato, gli uomini della malavita ripiegano su Cavallo ritenuto probabilmente più condizionabile o “permeabile”.





2001.

Nelle elezioni del 2001 Forza Italia si vede respingere le liste (presentate all’ultimo momento con un nome di candidato a sindaco sovrascritto al bianchetto che ne copriva un altro) e quindi è fuori gioco. Vanno al ballottaggio Giuseppe Spinosa per il centrosinistra nelle file del Partito Popolare che al primo turno sopravanza Bertini e lo stesso Bertini che ancora una volta si presenta con Rifondazione Comunista, i Democratici e il Pdm.

Scatta quella che il P.M. Borrelli definisce una intensa attività di procacciamento dei voti da parte di affiliati al clan Nuvoletta in favore di Giuseppe Spinosa (pag. 681 ordinanza Ceppaluni), lo stesso P.M. in altra parte della stessa ordinanza definisce senza mezzi termini Spinosa come candidato della camorra (pag. 687).

Sono numerose le testimonianze dell’appoggio dei gruppi camorristici alla candidatura di Spinosa e altrettanto numerose quelle che danno Bertini come antagonista da sconfiggere in tutti i modi e da smantellare a tutti i costi.

Il collaboratore di giustizia Izzo Salvatore nell’interrogatorio del 4 ottobre 2002 afferma che i Nuvoletta alle elezioni comunali hanno votato e fatto votare per Spinosa Giuseppe e a precisa domanda del P.M. risponde quando io chiesi a Spinosa che speranze avesse contro Bertini lui, quasi sorpreso, mi chiese come io non sapessi chi c’era alle sue spalle, riferendosi ai Nuvoletta e indicandoli con il nome “la famiglia grossa di Marano” (pag. 680 ordinanza Ceppaluni); lo stesso P.M. commenta Lo stesso Esposito e Raffaele Orlando, nipote di Orlando Armando detto il “Tamarro”, come si evinceva dalle telefonate intercettate… avevano addirittura personalmente curato la campagna elettorale di Spinosa Giuseppe (pag. 683), seguono numerose intercettazioni telefoniche nelle quali si commenta in progress l’andamento delle operazioni di voto, come quelle del 14 maggio 2001 dove Luigi Esposito (oggi latitante) conversava ripetutamente con Raffaele Orlando che si trovava in auto insieme allo Spinosa noi stiamo andando alla grande… alla numero due dove Bertini ha sempre spopolato ci ha battuto per 42 voti… la sezione uno deve ancora incominciare … di là 80 per cento è tutto noi… abbiamo vinto… sopra la montagna prima siamo arrivati noi, secondo Scoppa e terzo Carandente… San Rocco e San Marco è zona di Carandente, sta lui avanti, noi secondi e Bertino terzo addirittura… (pag. 683-684) conclude il P.M. Nonostante il frenetico attivismo del clan, peraltro, le aspettative dello Spinosa non andavano a buon fine giacché egli benché più votato al primo turno, veniva sconfitto al ballottaggio dal Sindaco uscente Mauro Bertini (pag. 2221 ordinanza Ceppaluni).

Quanto all’altro gruppo dominante, quello dei Polverino, risulta evidente come abbia sostenuto la candidatura di G. Scoppa di Alleanza Nazionale (già indicato come candidato unico della Casa delle Libertà) che però non superò il primo turno; il collaboratore di giustizia Izzo Salvatore nell’interrogatorio del 4 ottobre 2002 afferma …alle ultime elezioni amministrative i Polverino hanno appoggiato il candidato di Forza Italia… il candidato a Sindaco di Forza Italia avrebbe dovuto essere Scoppa Gianfranco il quale, successivamente, essendo sorte delle discussioni, non so con chi e di quale contenuto, si presentò alla fine con Alleanza Nazionale… peraltro la lista nemmeno si presentò, in quanto ci fu un problema di raccolta delle firme, parte delle quali furono invalidate, e pertanto i Polverino rimasero del tutto esclusi dalla competizione elettorale (pag. 679).

Assolutamente esplicita e trasversale ai gruppi è invece la feroce avversità alla riconferma di Bertini nella carica di Sindaco.

Sempre il P.M. afferma che è emerso come ferrea volontà del clan Nuvoletta fosse quella di impedire la nomina di Bertini (pag. 386) e non meno chiare sono le intenzioni che emergono nella già citata conversazione a bordo della Nissan Micra fra Sepe Alfredo e un uomo non identificato:

uomo: va bene, allora votiamo a Spinosa e togliamo il bordello di mezzo! sicuramente il voto a Bertini…

Alfredo: no, ma bisogna smantellarlo a tutti i costi! per l’amor di Dio

uomo: però, Alfredo, hanno sbagliato… se lo scopo era quello di smantellare a Bertini… dovevano mettersi d’accordo tutti i quattro (pag. 681)

In data 11 maggio 2001 Salvatore Nuvoletto incontrava tale Gigino e nella conversazione intercettata entrambi si auguravano che al Comune di Marano potesse essere eletto Giuseppe Spinosa…

Salvatore: io spero che salga Peppe Spinosa, io in verità voto a lui, basta che non sale Bertini, possono salire anche Scoppa e Carandente.

uomo: quello è l’errore… che i voti si dividono e Bertini ce lo mette nelle pacche (pag. 217).

La avversione raggiunge i toni dell’esplicita minaccia nella telefonata intercorsa il 28 maggio 2001 fra lo Spinosa e un certo Don Raffaele nella quale i due sprecano commenti negativi nei confronti dell’eletto Bertini. Raffaele dice che comunque qualche sfizio nei confronti di Bertini e di altri amici se lo devono togliere (pag. 686 ordinanza Ceppaluni).

La breve miscellanea riportata induce a conclusioni che sorgono assolutamente spontanee:

nelle elezioni del 1996 e del 2001 lo scontro elettorale è stato un esplicito confronto fra la camorra e Bertini che, forse nemmeno consapevolmente, si è trovato a essere diretto antagonista dei poteri forti che se la sono legata al dito essendo risultati sconfitti per ben due volte.

Il fatto che l’avversità della camorra abbia attraversato tutti gli undici anni del periodo amministrativo sta a significare che da parte della malavita organizzata non si sia riusciti in alcun modo a raggiungere gli obiettivi preposti nemmeno facendo leva su possibili coinvolgimenti dell’apparato sul quale il controllo dell’amministrazione avrebbe potuto non essere determinante.

In effetti se si fosse ipotizzato di realizzare comunque gli interessi previsti fidando sulla connivenza dell’apparato e sulla possibilità che questa potesse determinare “zone franche” la camorra avrebbe potuto risparmiarsi di esporsi in maniera tanto diretta e determinata.

Se la deduzione ha un suo senso logico allora potrebbe essere estesa anche a altre fasi della vita politico-amministrativa che per un periodo lungo 11 anni sembra non abbia concesso spazi a favoritismi di sorta e tanto meno a favori verso interessi di camorra.

AUTOREVOLE CONFERMA del non coinvolgimento della Amministrazione può trovarsi anche nella dichiarazione resa dal Procuratore Generale della Repubblica Agostino Cordova che in sede di audizione presso la Commissione Parlamentare Antimafia, sollecitato dalle pressanti richieste dei senatori Florino e Novi, asserì che “il caso Marano era stato archiviato” (vedasi copia del verbale della seduta del 7 maggio 2002).

NON MINORE RILEVANZA POTREBBE AVERE quanto affermato dal Sostituto Procuratore della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia, dott. Borrelli, nella richiesta di archiviazione del procedimento per 416 bis laddove asserisce allo stato pertanto no è emersa alcuna possibilità di ravvisare alcuna censura nei confronti dell’amministrazione capeggiata da Bertini mentre nell’ordinanza di archiviazione disposta dal Giudice per l’Udienza Preliminare, dott.ssa Ceppaluni, si afferma testualmente Anche le indagini volte a verificare se Bertini avesse dato, nella sua qualità di Sindaco, particolare impulso a progetti di lottizzazione o se, comunque, fossero individuabili atti di particolare favoritismo nei confronti di esponenti del gruppo o di soggetti a qualunque titolo ricollegabili agli interessi economici del clan, non sortivano alcun esito (vedasi l’ordinanza di archiviazione del 22 gennaio 2002).

Sembra rimarchevole il fatto che i giudizi di estraneità espressi non sono riconducibili a un comportamento individuale del Sindaco che, per quanto personalmente al di sopra di ogni sospetto, potrebbe comunque, in buona fede, non essere riuscito a impedire che altri producessero atti o condizioni capaci di favorire chicchessia; si parla invece esplicitamente di una azione amministrativa che risulta non poter essere in alcun modo censurata.

L’ultimo elemento di riflessione che emerge da tutto quanto sopra verte sulle macroscopiche contraddizioni che si vengono a rilevare laddove organi di polizia deputati allo svolgimento di indagini e all’uopo particolarmente preparati e addestrati, magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, Giudici del Tribunale affermano che non ci sono censure da muovere verso l’amministrazione e che non si sono rilevati favoritismi nei confronti dei clan camorristici, mentre una commissione di accesso formata fondamentalmente da funzionari della prefettura e comunque da soggetti non precisamente deputati allo sovlgimento di indagini riferisce al Prefetto che l’amministrazione è direttamente o indirettamente condizionata dalla camorre e che quindi si deve sciogliere il Consiglio comunale, il Prefetto insiste con il Ministro e il Ministro decide lo scioglimento che il Presidente della Repubblica decreta: chi può decidere che una commissione di “improvvisati” analizzando gli atti amministrativi riesca a valutarli meglio di autorevolissimi organi formalmente deputati che avevano già passato al setaccio gli stessi atti?

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